Ha guidato una jeep girando per Mariupol come un turista qualsiasi, acclamato dai cittadini, come se quella città non l'avesse ridotta in macerie lui stesso. Vladimir Putin ha ieri effettuato la prima visita in una città ucraina occupata, una scorribanda che averebbe dovuto sancire la russitudine della città martire del Donbass, ma che per gli ucraini e per molti osservatori neutrali è stata una messa in scena, un fake. Qualcuno addirittura ha suggerito che quello ampiamente ripreso in giro per l'autoproclamata repubblica di Donetsk non fosse il presidente russo ma un suo sosia.
La visita non era stata annunciata. Putin ha raggiunto Mariupol nella tarda serata di sabato. Secondo il Cremlino avrebbe dovuto soltanto visitare un complesso residenziale, ma il viaggio si è trasformato in un happening documentato dalle zelanti telecamere di regime. Le immagini lo mostrano intento a chiacchierare con i cittadini di Mariupol, alla guida di un fuoristrada e infine alla Filarmonica, il teatro è stato usato dall'amministrazione filorussa trasformato in aula di giustizia (con tanto di gabbie sul palcoscenico) per processare i combattenti ucraini fatti prigionieri dopo mesi di resistenza nell'acciaieria Azovstal.
Putin, accompagnato dal vicepremier Marat Khusnullin, ha parlato molto nel corso della gita a Mariupol. Ha promesso agli ancora pochi residenti che costruirà altri quartieri residenziali per spingere i cittadini a tornare. Ha annunciato che l'aeroporto di Mariupol, già utilizzato per scopi militari, sarà ricostruito entro il 2025 e sarà aperto ai voli commerciali. Ha invitato gli esuli a tornare, cosa che secondo Khusnullin già sta accadendo («la gente ha iniziato a ritornare spontaneamente quando ha visto che è in corso la ricostruzione», ha detto il vicepremier). Ha detto alle persone che ha incontrato che «dobbiamo conoscerci meglio». Ha promesso la costruzione di un nuovo ospedale a Mariupol, dove «ci sarà un'ambulanza, accusando gli ucraini di averlo bombardato prima di lasciare la città («la gente normale non fa questo»). Ha mandato un messaggio al mondo, sottolineando che nel 2014, all'epoca della «conquista» della Crimea «non avevamo armi ipersoniche, ma ora sì. Sì, in realtà non le usiamo, ma esistono». Ed è tornato sul refrain delle colpe dell'Ucraina e dei suoi guardaspalle: «Speravamo che la questione del Donbass potesse essere risolta pacificamente, ma siamo stati semplicemente sviati e l'Ucraina si stava preparando alle ostilità».
Un grande spot propagandistico a cui da Mosca il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov si è affannato a dare il crisma della spontaneità («né le conversazioni con i cittadini, né la visita a una famiglia locale erano previsti») ma sul quale già dopo poche ore si allungavano dubbi e critiche. A Kiev la scampagnata dello Zar nelle terre usurpate ovviamente non è piaciuta, e il consigliere del sindaco in esilio Petro Andryushchenko, ha fatto notare su Telegram che tre cittadini con cui Putin si ferma a parlare in un video, cerchiati in orsso in un fermo immagine, sono già noti alle autorità ucraine in esilio perché collaboratori dei russi e quindi dei figuranti. Le autorità ucraine della città fanno anche notare la stranezza della visita notturna. «Il criminale internazionale Putin ha visitato la città occupata di Mariupol di notte probabilmente per non vedere alla luce del giorno la città devastata dalla sua liberazione», si legge sull'account Telegram del consiglio comunale di Mariupol. Al di là delle sceneggiate, Kiev fa notare anche il «cinismo» e la «mancanza di rimorso» di Putin «venuto ad ammirare le rovine della città e le tombe», come twitta il consigliere della presidenza ucraina Mykhaylo Podolyak.
Putin ieri si è recato in un territorio che per lui è una dependance della Russia ma che per la comunità internazionale è ancora pur sempre estero. Una cosa che non potrà sperare di fare altrove, dopo il mandato di arresto spiccato qualche giorno fa dalla Corte penale internazionale. Ieri il ministro della Giustizia tedesco Marco Buschmann ha detto di aspettarsi che la Corte penale internazionale si rivolga rapidamente all'Interpol e agli Stati per chiedere loro di eseguire il mandato di arresto e ha detto che la Germania sarebbe «quindi obbligata ad arrestare il presidente Putin quando entra nel territorio tedesco e a consegnarlo alla Cpi», una frase sulla quale il presidente del Comitato investigativo russo Alexander Bastrykin ha chiesto che sia fornita una valutazione legale e contro la quale si è espresso anche l'ambasciatore russo a Berlino Sergei Nethayev, che ha parlato di «escalation».
Il primo Paese che potrebbe trovarsi ad affrontare questo dilemma - arrestare Putin o no? - potrebbe essere il Sudafrica, che in agosto ospiterù un vertice dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) a cui è stato invitato anche il presidente russo. «Come governo, siamo consapevoli dei nostri obblighi legali. Tuttavia, da qui al vertice resteremo impegnati con le varie parti interessate», ha dichiarato Vincent Magwenya, portavoce del presidente di Cyril Ramaphosa.
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