Pronto a «dire tutta la verità», «a disposizione degli inquirenti a tutte le ore del giorno e della notte per rispondere a tutte le loro domande». É l'annuncio di una resa senza condizioni quello che l'avvocato di Antonio Panzeri, ex eurodeputato del Partito democratico, rende noto ieri pomeriggio. Nella cella dove è rinchiuso dal 9 dicembre, Panzeri ha già vuotato parte del sacco e continuerà a farlo, in cambio della promessa di cavarsela con un anno di carcere. La sensazione che ormai la diga sia rotta viene confermata da quanto accade nelle stesse ore a Milano: dove la commercialista Monica Rossana Bellini, anche lei di area dem, che per anni ha gestito gli affari occulti di Panzeri viene arrestata su richiesta di Bruxelles, portata a San Vittore, interrogata e subito mandata ai domiciliari.
Anche la donna avrebbe dunque scelto di «chiarire» con gli inquirenti quanto accaduto intorno a Equality consultancy, la società fondata dai genitori di Francesco Giorgi, all'epoca assistente parlamentare di Panzeri: e divenuta, secondo il mandato di cattura internazionale, il veicolo di riciclaggio dei fondi illeciti. Ad accusare la Bellini è stato proprio Francesco Giorgi, al cui padre era inizialmente intestata la srl: è lei, ha detto, «l'artefice della rete societaria» di Panzeri. L'arresto della Bellini appare destinato ad aprire un nuovo fronte: se il canale di riciclaggio delle tangenti passava per Milano, l'apertura di una inchiesta autonoma anche da parte della Procura del capoluogo lombardo appare inevitabile.
La genesi della Equality consulting racconta bene che lo sbarco nel grande affare del lobbying iniziò quando Antonio Panzeri era ancora parlamentare europeo: la fondazione risale al dicembre 2018, pochi mesi prima il rinnovo dell'assemblea di Strasburgo. Il brillante ex sindacalista bergamasco si stava dunque già preparando una seconda vita, remunerativa quanto e più la carica di deputato.
L'asset principale di Panzeri erano le relazioni cucite per dodici anni all'interno del gruppo parlamentare di sinistra, i Socialisti&Democratici: ed è lì, tra compagni ed ex compagni di Panzeri, che oggi in tanti guardano con ansia alle rivelazioni dell'arrestato. Il socialista belga Marc Tarabella è la prima vittima del pentito, i 120mila euro in contanti di cui parla Panzeri rendono ovvia la revoca dell'immunità parlamentare e quasi certo l'arresto. «Falsità, Panzeri parla in cambio di qualcosa», dice ieri il legale di Tarabella. Ma è un clima un po' alla Mani Pulite, in cui rischia di partire la corsa a chi si pente per primo e di più.
Panzeri, dice il suo legale Marc Uyttendaele, ha deciso di parlare trovandosi «in stato di vero e proprio shock emotivo che non gli permetteva di avere una prospettiva sul futuro», «ora è a posto con se stesso», «spera che non accada nulla di doloroso alla figlia e alla moglie». Modo elegante per dire che nell'accordo stretto con il procuratore federale Frédéric Van Leeuw c'è anche la richiesta di un trattamento soft anche per le due familiari di Panzeri, tuttora in attesa di estradizione verso il Belgio.
C'è chi dalle confessioni di Panzeri conta
di essere scagionato: come Marie Arena, la socialista belga che il neo-pentito avrebbe già riabilitato («la considera una persona estremamente retta», dice il legale). Ma sono di più quelli che preferirebbero stesse zitto.
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