Qatargate rinviato, sinistra graziata

Il tribunale di Bruxelles fa slittare il processo a dopo il voto, evitando l'effetto condanna

Qatargate rinviato, sinistra graziata
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Qatargate a fari spenti fino a dopo le elezioni europee. L'inchiesta che lo scorso dicembre ha terremotato il Parlamento Ue e il gruppo dei socialisti con l'accusa di corruzione da parte di Qatar e Marocco, rallenta fino all'appuntamento elettorale. Ieri nell'udienza a porte chiuse davanti al tribunale di Bruxelles, che ha dato il via alla procedura di verifica delle indagini preliminari e dell'impianto dell'accusa, è stato deciso che tutti gli indagati avranno otto mesi di tempo, cioè fino al 14 maggio 2024, per depositare le loro valutazioni. Solo dopo quella data la Camera d'accusa deciderà se chiedere il rinvio a giudizio o archiviare il fascicolo. Per gli esiti dell'inchiesta che ha travolto socialisti e democratici, accusati di aver preso mazzette da Qatar e Marocco per indirizzare l'Eurocamera verso posizioni favorevoli ai due Paesi, si dovrà attendere fino alla prossima primavera, a ridosso delle elezioni di giugno. Tempi di cui potrebbe beneficiare il gruppo della sinistra europea, che altrimenti si presenterebbe agli elettori con una macchia pesante nel caso di una richiesta di rinvio a giudizio prima delle urne. Coinvolti il «pentito» Antonio Panzeri, ex europarlamentare del Pd e considerato il perno della presunta rete corruttiva, la ex vice presidente del Parlamento Ue, la socialista greca Eva Kaili, il compagno Francesco Giorgi, assistente parlamentare del dem Andrea Cozzolino, ora sospeso dal Pd, l'eurodeputato socialista Marc Tarabella, il responsabile dell'ong No Peace Without Justice, Niccolò Figà-Talamanca.

Che l'inchiesta stesse subendo un rallentamento è stato chiaro già all'indomani del ritiro dal caso, a giugno, del giudice istruttore Michel Claise per un presunto conflitto di interessi, per un legame commerciale tra il figlio e quello dell'eurodeputata Maria Arena, più volte accostata all'inchiesta anche se non indagata. Claise puntava alla chiusura del fascicolo entro fine anno. Ora anche il suo lavoro oltre all'intera procedura delle indagini finisce sotto la lente, dopo il ricorso per violazione dell'immunità parlamentare presentato dai difensori di Kaili e Tarabella. Sostengono che i servizi segreti, da cui è partita l'indagine, e la polizia del Belgio abbiano violato le leggi Ue e puntano a demolire l'intero procedimento: «Sappiamo che l'inchiesta è iniziata nel giugno 2021 da parte dei servizi segreti, che hanno inviato un rapporto alla procura nel luglio 2022 riferendo ciò che avevano scoperto - dicono i legali di Kaili - Da quel momento in poi, trattandosi di un'inchiesta sull'attività svolta al Parlamento europeo, l'immunità avrebbe dovuto essere revocata», mentre le indagini sono proseguite «fino all'arresto nel dicembre 2022 in flagranza di reato». Gli avvocati di Tarabella chiedono una verifica sul «pentimento» di Panzeri, che per loro sarebbe stato fatto «fuori dalle procedure di legge. É giunto il momento di far luce su ciò che è stato promesso durante questo sorprendente pentimento».

La difesa di Cozzolino punta il dito sulla «possibilità di utilizzare le intercettazioni» e ricorda che contro l'eurodeputato «non c'è il rinvenimento di somme di denaro, né in contanti, né in forma di pagamenti tracciati, ma semplicemente l'accusa di Panzeri». L'altro indagato, Figà Talamanca, ribadisce la sua innocenza: «Ancora oggi non so di cosa sono accusato, né posso difendermi. Un sistema disfunzionale, nel quale mancano le basi fondamentali di tutela giudiziaria».

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