Nella moda come nella Cabala i numeri dicono tutto e niente: dipende da come s'interpretano. Certo non è un caso se nel primo semestre 2024 le vendite di Miu Miu sono aumentate del 93%: il brand ha imbroccato una via maestra che piace a tutti. Si prevedono quindi risultati eccezionali anche per la collezione della prossima estate presentata a Parigi con una potente riflessione su vero e falso. La sfilata si è svolta nella sala iposita del Palais d'Iena trasformata in rotativa da un'installazione dell'artista polacca Goshka Macuga. Sotto un vero nastro trasportatore dei giornali freschi di stampa le vestine bianche delle brave bambine di una volta sembravano sofisticati abiti da giorno mentre la classica gonna a pieghe da educanda diventava un nuovo strumento di seduzione grazie all'insolito abbinamento con il costume da bagno al posto della blusa sotto al blazer sartoriale d'ordinanza. Le scarpe erano oggetti geneticamente modificati tra le Tevo e gli zoccoli da mare, le borse erano dei semplici bauletti da signora mentre due cinture-gioiello riuscivano a trasformare un grembiule rosa da parrucchiera in uno stupendo chemisier. Tutta diversa ma per certi versi divina la sfilata di Balenciaga, brand del gruppo Kering che lo scorso anno ha registrato un calo di fatturato del 16%. Qui i numeri hanno ragione fino a un certo punto perchè è vero che il direttore creativo Demna adora i capi volutamente informi e incasinati di cui il grande pubblico si è un po' stufato anche per via dei prezzi astronomici, ma il suo talento poliedrico gli consente di fare cose straordinarie perfino per la maison fondata dal cosiddetto Picasso della moda. Stavolta sono gli abiti costruiti davanti comme il faut e dietro con la perfetta riproduzione di un'enorme allacciatura da corsetto in nylon flessibile ricoperto di spandex che scivola sul corpo come un braccialetto oversize. L'effetto conturbante della schiena nuda sotto l'intreccio di un nastro nero è amplificato dagli occhiali da sole monolente che ricordano una benda nera per giochi erotici. Insomma sulla chilometrica passerella di Balenciaga si è vista un'interessante traduzione sartoriale dello stile sexiness. Del resto la moda a differenza dell'arte deve interagire con i corpi e solo Nicholas Ghesquière, direttore creativo di Louis Vuitton che è il marchio più profittevole del mondo, può permettersi il lusso di bypassare ogni tanto questo diktat. I suoi pantaloni a metà strada tra il modello a pinocchietto e quello alla zuava ci lasciano di stucco come quelli con una gamba sì e l'altra no. Strani ma tutto sommato portabili i calzoni da odalisca in chiffon a pieghe mentre le giacche rinascimentali con maniche a botticella e i vestiti da sera con grandi frange di lamè erano davvero interessanti. Tutto questo sfila su una passerella fatta da più di 1000 bauli accatastati, un messaggio neanche troppo subliminale sul vero senso dello show: presentare i più begli accessori del mondo tra cui le lussuose borse in coccodrillo, il secchiello in toil damier e la storica borsa da viaggio Greenwich rivisitata. Davvero bella la sfilata di Sacai in cui la designer giapponese Chitose Abe affronta con sorprendente modernità il tema dell'eleganza marinara. I suoi peacott con e senza maniche e la classica maglietta a righe di Popeye finita sulla schiena da una cascata di tessuto trasformabile all'occorrenza in un trench sono tra i pezzi più belli visti a Parigi.
L'interminabile kermesse parigina si chiude con la sfilata a Disneyland di Coperni, marchio disegnato dal duo stilistico composto da Arnault Vaillant e Sèbastien Meyer. Fa così freddo ed è talmente tardi che riusciamo a vedere solo i fuochi artificiali con il castello delle fate sullo sfondo e topo che corre in passerella ma non ha niente a che vedere con Michey Mouse.
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