Quegli irriducibili "compagni" che difendono ancora Battisti

Da Scalzone a Caruso fino a Raimo e la sinistra "rossa" di Ferrero e Ferrando: ecco chi non accetta un assassino in carcere

Quegli irriducibili "compagni" che difendono ancora Battisti

La sinistra non si arrende. Cesare Battisti ormai è in carcere ad Oristano dove sconterà il suo ergastolo per saldare il conto con la giustizia italiana. Ma i "compagni" difendono ancora l'ex terrorista dei Pac. Tra le voci più accese su questo fronte c'è quella di Oreste Scalzone co-fondatore di Potere Operaio, che con l'ex leader dei Pac ha condiviso l'esperienza della latitanza a Parigi sotto la protezione della cosiddetta "dottrina-Mitterrand". All'Adnkronos Scalzone non usa giri di parole e afferma: "Quelli che vociferano dai pulpiti istituzionali sono 'irriferibili'... A cominciare dal ministro della guerra interna di turno, l'orrido Salvini. Battisti - come qualunque altra persona non 'colta sul fatto', atto o scritto considerato reato di parola irrevocabilmente stampata e firmata - resterà sempre 'presunto' autore di questo e quello, eventualmente inscritto in un codice penale come delitto o crimine. Uno statista, governante, a cominciare da un ministro della guerra, esterna o interna, è apertamente, ufficialmente, per funzione, per ruolo, responsabile di sangue sparso in misura vertiginosamente più grande".

Ma non è una voce isolata la sua. C'è anche quella dell'ex deputato di Rifondazione Comunista, Francesco Caruso che non accetta l'arresto di Battisti: "Non si capisce cosa debba fare questo signore in carcere se il principio del carcere resta quello sancito dall'articolo 27 della Costituzione italiana, che si chiama 'rieducazione', non 'vendetta'". Che dire poi delle parole del direttore de il Dubbio, Piero Sansonetti che di fatto contesta la condanna dell'ex terrorista dei Pac: "Cesare Battisti è stato condannato sulla base di testimonianze, poco credibili, di pentiti. Sono le uniche prove a suo carico. Mi si dirà che è una sentenza passata in giudicato ma io ho il diritto di contestarla. Bisognerebbe ripensare a quei processi e soprattutto alla legge sui pentiti che rischia di creare ingiustizie. Certo, in questo clima non mi sembra ci sia nessuna possibilità ma sarebbe importante".

Tra le voci che fanno discutere c'è anche quella di Christian Raimo, uno dei firmatari dell'appello per la liberazione del terrorista dei Pac: "Ho firmato quattordici anni fa un appello per la liberazione di Cesare Battisti. Ho conosciuto - ho lavorato insieme - a parenti di quelle che sarebbero le vittime di Cesare Battisti, ascoltato il loro dolore. Ho letto alcuni romanzi di Cesare Battisti e non mi sono mai piaciuti. Non ho mai festeggiato per la galera a qualcuno. Per me l'ergastolo andrebbe abolito, per me andrebbero abolite le galere". Duro anche l'attacco di Marco Ferrando, portavoce nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori: "La soluzione logica dovrebbe essere l'amnistia. Nessun elemento di enfasi, di gioia o di solidarietà verso un governo reazionario come quello di Salvini e Di Maio".

Sul fronte dell'appello firmato nel 2004 per il terrorista arrestato ieri in Bolivia si è espresso un altro dei firmatari, il vignettista Vauro Senesi che difende (anche oggi) al sua scelta: "Mi assumo tutta la responsabilità politica e morale della mia firma sotto l'appello per Cesare Battisti del 2004. In realtà fu una persona, della quale non farò il nome, ad apporla per me, dando per scontata una mia adesione. Avrei dovuto ritirarla al tempo e non lo feci per colpevole superficialità e malinteso senso di amicizia.

Non l'ho fatto nemmeno successivamente, quando scoppiarono le polemiche, perché un ritiro tardivo mi appariva e mi appare come un atto ipocrita volto a scaricare le responsabilità personali di cui sopra", ha affermato all'Adnkronos. Insomma gli irriducibili "rossi" non accettano che un delinquente come Battisti paghi con l'ergastolo il conto aperto con la giustizia italiana.

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