Il giorno dopo il Reportgate e lo scandalo degli sms con minacce e allusioni su presunti dossier mandati dal giornalista ai suoi «vigilanti», il deputato di Forza Italia Andrea Ruggieri e il senatore di Italia viva Davide Faraone, Sigfrido Ranucci conta amici e nemici: tra i primi ci sono il grillino Primo di Nicola («Vogliono chiudere Report») e l'ex leader Usigrai Beppe Giulietti, che in un tweet ripreso da Ranucci chiede che la Rai renda pubblici i documenti raccolti dall'audit. Un'idea strampalata, giacché essendo una società per azioni in regime di controllo pubblico, la Rai non è assimilabile a una pubblica amministrazione. E i documenti secretati non fanno quasi mai eccezione agli obblighi di trasparenza del decreto legislativo 33 del 2013.
Ma a molti colleghi Rai non è sfuggito che la visita di Giulietti alla redazione del programma d'inchiesta, accompagnato dal suo successore Daniele Macheda, sia suonata come una specie di benedizione del conduttore. Non a caso in serata è arrivata la conferma di Ranucci a vicedirettore ad personam con delega a Report.
Sono tante le domande che circolano vorticosamente nei corridoi di Viale Mazzini, Saxa Rubra e Palazzo San Macuto, sede della commissione di Vigilanza Rai. E qui partono le bordate dei nemici. Sono almeno due settimane che Ranucci sapeva dell'audit, l'ha detto durante un incontro pubblico. «L'ha informato l'azienda», è la versione della Rai. Perché non dirlo prima alla Vigilanza? «Era la prima finestra disponibile dopo l'elezione di Sergio Mattarella». Dall'entourage dell'ad Carlo Fuortes non trapela altro, ma a qualche consigliere la fretta di liquidare tutto velocemente è sembrata sospetta, così come la frase dell'ad «sono conversazioni private». «Sarebbe incredibile se Fuortes cercasse di sminuire la portata di un comportamento chiaramente intimidatorio», dice il consigliere della Vigilanza Rai Michele Anzaldi (Iv). La tempesta coinvolgerà anche i presidenti di Camera e Senato, che i renziani vogliono investire della vicenda. Anche Faraone ha rivelato di aver ricevuto sms minatori («Ho dossier su di voi tutti», «Vi scateno contro le mie telecamere»).
In serata interviene ancora Ranucci: «Mai detto ciò che dice Faraone, se devo andare in tribunale per gli sms diffusi da altri sono pronto. E chi vuole - scandisce - quereli chi ha diffuso i messaggi, non certo il sottoscritto che li ha mandati a un solo individuo». Poi al Giornale confessa: «La promozione? Un premio sulla fiducia a me e alla mia squadra». La palla passa all'Audit. «Dossieraggio o meno, le cose stanno così.
La sua promozione è un segnale chiaro, un vicedirettore con un solo programma è un'anomalia, se si pensa allo stallo politico sulle nomine al TgR», dice un anziano giornalista Rai. Se sarà un calcio o un buffetto dipenderà solo dal peso di amici e nemici.
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