Quelle suore di clausura diventate (troppo) social

Il Pontefice: «Il rumore delle notizie non deve mai rompere la vostra santa contemplazione»

Quelle suore di clausura diventate (troppo) social

Fabio Marchese Ragona

«Usate i social con sobrietà e discrezione, senza rompere la contemplazione con i rumori delle notizie».

Un richiamo, una tirata d'orecchie bella e buona, che questa volta, partita dritta dal Vaticano ha raggiunto i conventi di clausura di tutto il mondo, dove, ormai, sempre più spesso, le suore hanno trovato nella rete internet la loro finestra sul mondo. Postano foto e video su Facebook, lanciano appelli tramite Twitter, chattano e pubblicano notizie sul web, salendo così agli altari delle cronache anche per le loro prese di posizione e le loro lamentele sui casi di cronaca.

Questo paradiso in terra per le suore di clausura, però, potrebbe finire molto presto, perché su indicazione di Papa Francesco, ieri, è stata diffusa la nuova istruzione applicativa della Costituzione Apostolica Vultum Dei quaerere che dà una nuova regolamentazione alla vita contemplativa femminile.

Una nuova legge, insomma, per i monasteri abitati dalle suore di tutti gli ordini. E nel documento intitolato Cor Orans, presentato in Vaticano dal mons. José Rodriguez Carballo, segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, un paragrafo è dedicato proprio alla clausura e al rapporto che queste suore (sono 38.000 in tutto il mondo secondo gli ultimi dati diffusi dalla Santa Sede) possono avere con i mezzi di comunicazione.

«Tali mezzi - si legge - devono essere usati con sobrietà e discrezione, non solo riguardo ai contenuti ma anche alla quantità delle informazioni e al tipo di comunicazione, affinché siano al servizio della formazione alla vita contemplativa e delle comunicazioni necessarie, e non occasione di dissipazione o di evasione dalla vita fraterna in fraternità».

Un messaggio chiaro: basta all'utilizzo dei social per far sentire la propria presenza nel mondo, con un invito, più o meno velato, a dedicarsi di più alla preghiera. La priorità indicata nell'istruzione è, infatti, la salvaguardia del raccoglimento e del silenzio nei monasteri di clausura, dove invece sempre più spesso, fanno irruzione le notizie dal mondo esterno. Si può, infatti, «svuotare il silenzio contemplativo - si legge - quando si riempie la clausura di rumori, di notizie e di parole».

Il distacco dal mondo, in pratica, non dev'essere solo simbolico. Nel nuovo regolamento però non si chiude definitivamente la porta in faccia ai social network: al punto 170 del documento, infatti, rimane un piccolo spiraglio per le suore di clausura del terzo millennio.

«L'uso dei mezzi di comunicazione, per motivi di informazione, di formazione o di lavoro - è spiegato - può essere consentito nel monastero, con prudente discernimento, ad utilità comune, secondo le disposizioni del Capitolo conventuale».

Forse non a caso, già lo scorso

gennaio, Papa Francesco, aveva chiesto alle suore di clausura incontrate in Cile, a non essere «pettegole», invitandole a non avere «un cuore ristretto» per non essere «sempre alla ricerca di qualche quisquiglia per lamentarsi».

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