Un conflitto c'è, ma non con i vertici militari. Ne è certo Matteo Salvini e lo ribadiscono qualificate fonti del Viminale. Il faccia a faccia è più politico che istituzionale: "Il clima con i vertici della Difesa è sereno", sussurrano convinti dal ministero. Il vero "scontro è con la Trenta".
Il tema è spinoso. Scottante. Un battibecco tra militari e ministri non è mai auspicabile ed è normale che si sia alzato un polverone quando ieri sera fonti della Difesa avrebbero fatto trapelare l'irritazione dello Stato maggiore per la direttiva sui porti e le Ong diramata da Salvini. "Si tratta di una vera e propria ingerenza senza precedenti nella recente storia della Repubblica", avrebbero detto i militari. Ricostruzione criticata dal ministro leghista, che oggi ha chiesto qualche "nome e cognome di un generale" che lo "avrebbe criticato".
In effetti per ora di disapprovazioni esplicite non ce ne sono state. L'unica dichiarazione è arrivata oggi pomeriggio per mezzo di una nota ufficiale. "Alla luce delle notizie stampa emerse in queste ore - si legge nel documento - lo Stato Maggiore della Difesa evidenzia che le Forze Armate sono uno strumento tecnico operativo al servizio del Paese e che ogni attività viene pertanto svolta in aderenza alle indicazioni politiche e secondo la prevista linea gerarchica". Un'affermazione - circola dal dicastero dal Viminale- che sembra "uscita su sollecitazione della Trenta" ma che di fatto è uno (striminzito) "capolavoro di equilibrismo". "Si appiglia a un riferimento sul 'rispetto delle linee gerarchiche'", che però non smentirebbe la legittimità dell'operato dell'Interno. Anzi: "Quel 'linea gerarchica' - insistono le fonti - vuole dire che, per la difesa dei confini marittimi, bisogna seguire il Viminale".
Salvini, infatti, con la sua direttiva non ha sconfinato in prerogative di altri ministri perché "il Viminale è la massima autorità per la sicurezza interna". Il Testo unico sull’immigrazione prevede che le navi della Marina Militare "possano essere utilizzate" per "concorrere alle attività di polizia in mare". Inoltre, Salvini ha la responsabilità di emanare "le misure necessarie per il coordinamento unificato dei controlli sulla frontiera marittima e terrestre italiana" ed è per questo che è il dicastero di cui è titolare il leader della Lega a gestire i fondi Ue per la tutela delle frontiere. Soldi che in parte finiscono anche alla Marina militare.
Dunque, se l'atto del ministro dell'Interno appare "doveroso" e "legittimo", perché si parla di lite tra vertici militari e ministero? Domanda legittima. In molti vedono la mano di Elisabetta Trenta (dopo il via libera di Di Maio) dietro il battibecco di dichiarazioni. "Non metta in giro veline sui malumori dei vertici militari", si è sfogato il capo del Carroccio contro la titolare della Difesa. Con i vertici militari, infatti, il clima è "sereno". "Non ho mai avuto un problema", ripete il leghista. "Li ho sentiti anche oggi, io lavoro quotidianamente nel rispetto di tutti, lavoro con tutti i rappresentanti delle forze di sicurezza italiane".
Diverso il discorso politico. Qui infatti è la linea della Trenta a finire nel mirino, non quella dei generali. "Se qualcuno, per ragioni politiche vuole o immagina i porti riaperti - incalza Salvini - lo dica chiaramente".
In fondo la grillina ribadisce da giorni che se in Libia esplodesse davvero la guerra, allora i porti andrebbero riaperti. Ma il Viminale non intende cedere: "Da responsabile dell'Interno confermo che in Italia entra solo chi ha il permesso". Il M5S se ne dovrà fare una ragione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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