"Il porto va assegnato dal ministro dell'Interno, se il ministro non lo assegna non c'è". All'indomani dell'ennesimo scontro con Luigi Di Maio sulla chiusura dei porti, Matteo Salvini punta i piedi per terra e conferma la linea dura per contrastare l'immigrazione clandestina. "Può piacere o no, posso essere simpatico o no, ma è così - mette in chiaro ai microfoni di Radio anch'io - porti restano chiusi".
"In dieci mesi penso che parecchie buone cose per gli italiani le abbiamo fatte. Altrimenti non si spiega perché gli italiani si ostinino a dare fiducia sia a noi che ai 5 Stelle. Qualche bisticcio ci sta, basta che non sia quotidiano". Ieri sera, al termine di una giornata convulsa segnata dall'ennesimo fronte interno, che si è aperto sulla direttiva emanata dal Viminale sulla nave Mare Jonio, Salvini ha cercato di riportare la calma. La direttiva ha provocato la levata di scudi dei vertici militari. Una tensione alimentata, secondo i big della Lega, dalle continue ingerenze del ministro della Difesa Elisabetta Trenta. "Mi citate il nome e il cognome di un militare che mi avrebbe criticato? - commenta oggi il vice premier leghista - si dice, si narra, pare... è per questo che ho smesso di leggere i giornali da un po' di tempo". Dal Viminale fanno sapere che la direttiva è "doverosa e legittima" perché anche la Marina può svolgere compiti di "polizia marittima". "Sono io che ho la competenza sui porti - rincara, poi, il leader del Carroccio - ho oneri e onori e per me restano chiusi".
Salvini continua a dire ai suoi di non attaccare i Cinque Stelle. "Parlate delle cose positive, delle vostre competenze", ha detto ieri ai suoi ministri. Il timore è che dopo il 26 maggio Di Maio possa perdere il controllo dei gruppi. Da qui la strategia di evitare ulteriori fibrillazioni. Ma la tensione nel governo resta alta. "Così - spiega un big del partito di via Bellerio - non si può andare avanti". I problemi non si limiterebbero agli scontri sull'immigrazione sulla chiusura dei porti. Fonti parlamentari della Lega non negano, infatti, che sul decreto Crescita e sullo sblocca cantieri le cose vadano a rilento. "Problemi di copertura", fanno sapere indicando gli stanziamenti per le norme sul sisma. Il timore è legato ai tempi che si allungano e a uno stallo che preoccupa anche il Quirinale.
Da Sergio Mattarella è arrivato un richiamo, anche sul piano giuridico e legislativo, e un invito a un passaggio dei decreti per un nuovo Consiglio dei ministri. La formula del "salvo intese" andrebbe, infatti, accompagnata con norme chiare e un iter veloce.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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