«Saremo in grado di attivare cifre dello stesso ammontare di quelle che arriveranno dall'Europa: metteremo a disposizione oltre 200 miliardi come credito concesso ai privati e imprese in Italia che vorranno generare progetti di investimento». Il consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ieri ha anticipato che la principale banca italiana è pronta a svolgere il ruolo di «moltiplicatore» dei progetti di investimento connessi al Recovery Plan. Un ottimo viatico per il governo di Mario Draghi e del ministro dell'Economia, Daniele Franco, chiamati a non disattendere le aspettative dell'Unione europea e del mercato sull'impiego di quei 209 miliardi. «La possibilità di erogazione di nuovo credito e di gestire i risparmi degli italiani è un punto di forza del Paese», ha proseguito Messina, intervenuto a un convegno della Fisac (sindacato dei bancari della Cgil) per sottolineare il ruolo di motore dello sviluppo affidato agli istituti di credito.
«Un elemento fondamentale - ha aggiunto - che si potrà creare attraverso questa scelta di Mario Draghi come presidente del Consiglio sono proprio la reputazione e la fiducia. E questo significa di poter disporre di capitali per il nostro Paese. La reputazione di Mario Draghi non ha eguale nel mondo. Quindi una interazione tra chi ha responsabilità di un Paese e alcuni interlocutori che possono essere il termometro del Paese è un punto importante». La banca, così, diventa un punto di contatto tra i decisori e gli interessi dei singoli territori.
Messina, tuttavia, ha precisato che la disponibilità all'interlocuzione non deve essere confusa con l'accettazione di qualsiasi proposta, soprattutto in materia fiscale. «Io sono convinto che la patrimoniale, se mai ci dovesse essere nei prossimi anni, sarebbe la grande sconfitta di non avere individuato delle soluzioni che invece sono assolutamente alla portata di tutti», ha spiegato il top manager ribadendo di essere «totalmente contrario alla patrimoniale». Al contrario, Messina si è detto «totalmente favorevole all'individuazione di modalità per valorizzare il risparmio degli italiani e anche per agevolare i fondi pensione nel sottoscrivere i titoli di Stato», ha spiegato. «Questo consentirebbe di rendere molto meno dipendente dal contesto estero il nostro debito pubblico che è totalmente sostenibile», ha aggiunto.
Una presa di posizione decisamente discordante rispetto a quella del «padrone di casa», il segretario della Cgil Maurizio Landini, che al convegno ha ribadito la predilezione dal sindacato per forme di tassazione basate sulla progressività, cioè sull'inasprimento del prelievo per i redditi più elevati.
«Il tema della riforma fiscale nel nostro Paese e in Europa è un punto centrale», ha sottolineato Landini aggiungendo che «non c'è solo un problema di progressività perché la Costituzione non parla solo di tassare il reddito parla di tassare la capacità contributiva di tutte le persone».
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