L'ex sindaca di Roma Virginia Raggi va a processo per calunnia, e alcuni suoi ex collaboratori dell'allora «cerchio magico» per tentata concussione. È l'epilogo di una vicenda che nel 2018 aveva fatto tremare il Campidoglio tra veleni e accuse reciproche. Il gup, nonostante la Procura avesse chiesto il proscioglimento di Raggi, ha deciso invece il rinvio a giudizio coatto dell'ex prima cittadina. Tutto ruota intorno all'inchiesta sui bilanci dell'Ama, la municipalizzata dei rifiuti. L'accusa di calunnia è in riferimento ad alcune affermazioni dell'ex sindaca pentastellata nei confronti dell'ex amministratore delegato della società, Lorenzo Bagnacani. Tra cui: «I romani si affacciano e vedono la m...», riferita alla spazzatura in strada. Bisogna riavvolgere il nastro a sei anni fa, quando il manager della municipalizzata denunciò ai pm di aver subito pressioni per togliere dall'attivo dell'azienda «crediti che invece erano certi, liquidi ed esigibili», con l'unico obiettivo di portare i conti di Ama in rosso. All'epoca la società vantava un credito da 18 milioni di euro nei confronti del Comune per i servizi cimiteriali. Bagnacani depositò un esposto in Procura in cui faceva riferimento a «pressioni indebite» messe in atto dall'ex sindaca per modificare il bilancio. Aveva allegato anche chat e registrazioni audio di colloqui con le «richieste» da parte di Raggi. Lei invece ai pm aveva spiegato di essere stata «minacciata» dallo stesso Bagnacani. Aveva raccontato che il manager e l'allora assessore all'Ambiente, Pinuccia Montanari «in qualche modo» la avevano «forzata»: «Dicevano che se non avessi approvato il bilancio come volevano loro riconoscendo i crediti io sarei stata responsabile del fallimento dell'azienda». Quelle parole avevano spinto Bagnacani a una nuova denuncia contro Raggi, questa volta per calunnia. «Mi si contesta di avere accusato alcune persone di avere tenuto nei miei confronti una condotta che esse stesse hanno esplicitamente rivendicato - ha commentato ieri l'ex sindaca la notizia del rinvio a giudizio - All'epoca ho effettivamente subito enormi pressioni affinché si approvasse un bilancio che presentava molti aspetti poco chiari, ma non lo feci. Provo, pertanto, sconcerto e rabbia per una vicenda paradossale nella quale, voglio ricordarlo, sono stata io, prima, a denunciare pubblicamente e a segnalare in Procura la situazione economica altamente critica dell'azienda- e, poi, ad affidarla a un nuovo Cda, che ne ha risanato i conti. Il bilancio successivamente approvato, dopo aver sostituito i vertici della società, risultò ben diverso: è emerso, infatti, un buco di 250 milioni di euro, prodottisi addirittura dal 2003, dovuti a una gestione pregressa a dir poco disattenta dell'azienda. Tengo a sottolineare che il pm ha chiesto prima l'archiviazione e poi una sentenza di non luogo a procedere in mio favore. Affronteremo anche questa». Anche quella richiesta di archiviazione era stata respinta dal gip che aveva ordinato nuove indagini.
Rinviati a giudizio anche gli ex collaboratori della sindaca: l'allora direttore generale del Campidoglio Franco Giampaoletti, l'ex assessore al bilancio Gianni Lemmetti, Luigi Botteghi della Ragioneria Generale, e l'ex dirigente amministrativo Giuseppe Labarile. La tentata concussione riguarda le presunte pressioni esercitate su una dirigente del Comune sul credito di Ama.
«Confidiamo che il processo rivelerà le responsabilità, che emergono anche dalle intercettazioni telefoniche, di un periodo che dovrà essere oggetto di riflessione e di approfondimento dal punto di vista storico e politico e le cui conseguenze per Roma purtroppo ancora sono visibili da tutti», dice la legale di Bagnacani, Elisabetta Gentile.
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