Rai, Renzi si prende la tv pubblica: al vertice di viale Mazzini un ad scelto dal governo

La decisione del governo di scegliere direttamente chi far salire in groppa al cavallo, non profuma molto di democrazia e pluralismo

Rai, Renzi si prende la tv pubblica: al vertice di viale Mazzini un ad scelto dal governo

Il cerchio di fuoco intorno a viale Mazzini si sta stringendo. Matteo Renzi si presenterà al prossimo Consiglio dei ministri, con in mano la carta del disegno di legge governativo. Un primo confronto e poi via verso l’infinita riforma della Rai. Ed oltre.

Intanto cominciano a venir fuori i primi sconvolgimenti del provvedimento. Ci sarà un amministratore delegato, con poteri ampi e nominato direttamente dall’esecutivo. Sì, il premier sembra voler portare una ventata di privato nella televisione pubblica. Certo, pensare al motto di Renzi: "Via i partiti dalla Rai", fa un po’ ridere. Probabilmente il problema riguarda le altre forze politiche, non certo la sua. Infatti, la decisione del governo di scegliere direttamente chi far salire in groppa al cavallo, non profuma molto di democrazia e pluralismo.

Ma ormai è chiaro: il presidente del Consiglio ha preferito una Rai accentrata e nelle mani del governo, piuttosto che una Rai pluralista e veramente libera dalla politica e dagli "intrighi di corte". Ovvio che il contraddittorio non piace a nessuno, figuriamoci al premier che negli studi televisivi si trova così a suo agio.

Insomma, il nuovo ad di viale Mazzini sarà espressione della volontà governativa. Certo, ci sarà sempre chi si ostinerà a dire, anche un po' sdegnato, "non è vero!", ma la possibilità che il nuovo numero uno della Rai agisca autonomamente (e senza rendere grazia a chi su quella poltrona ce l’ha messo) è prossima allo zero assoluto.

Renzi vuole la Rai. E se la sta prendendo. Il primo lazo al collo del Cavallo morente lo aveva messo con il prelievo forzoso di 150milioni di euro, poi l’operazione Rai Way, la riforma dei tg in cui la sua "mano invisibile" ha contribuito alla rivoluzione dell’informazione del servizio pubblico.

Così, passo dopo passo, un po’ giocando a nascondino, il premier potrà, da padrone in casa sua, abbandonarsi tra le braccia di “Mamma Rai”.

I punti della riforma

Addio alla figura del direttore generale, che lascerà spazio ad un amministratore delegato di ispirazione privata. Cambiamenti anche nel Consiglio d’amministrazione che passerà da 9 a 5 membri. Nel progetto del governo la commissione parlamentare di Vigilanza Rai resterebbe come organo di controllo, ma non avrebbe più il compito di nominare i membri del consiglio di amministrazione come avviene oggi. L’elezione dei Cda, con la nuova riforma, potrebbe anche avvenire attraverso la nascita di un consiglio di sorveglianza o lasciato al Parlamento riunito in seduta comune come avviene per l’elezione dei giudici del Csm e della Consulta.

Il canone sarà dimezzato, 65 euro

al posto dei 113,5 di oggi. Essendo, come noto, una delle tasse più evase del Paese, potrebbe essere abbinarlo alla bolletta dell’energia elettrica, a prescindere dal denunciato possesso o meno dell’apparecchio televisivo.

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