«È vero, ho scritto a un politico che è una m... ma l'ho fatto da uomo a uomo, l'ho conosciuto e gli ho anche offerto un caffè». È un Sigfrido Ranucci arrabbiato quello che si sfoga con Il Giornale dopo la notizia che l'Audit Rai indagherà sugli sms che il conduttore di Report ha mandato a politici e giornalisti, ipotizzando 78mila dossier («segnalazioni, non dossier», ci corregge subito) su direttori di giornali e politici che «scopano ragazzine», «pippano e vanno in barca». Una violazione clamorosa del rigidissimo codice etico Rai, come ci conferma un dirigente che preferisce rimanere anonimo. E che rischia di costare caro a Ranucci. Financo l'incarico di vicedirettore Rai, prossimo alla scadenza e che potrebbe non essere rinnovato.
Ieri a scatenare il putiferio è stato il parlamentare di Forza Italia Andrea Ruggieri, che durante la Vigilanza Rai ha letto una serie di messaggi scambiati con il conduttore di Report Sigfrido Ranucci, accusandolo di «insulti e minacce» e chiedendo all'ad Carlo Fuortes, presente in aula per un'audizione, di intervenire nei suoi confronti ritenendolo non adatto a condurre un programma. Il manager ha parlato di «affermazioni serie e gravi» e annunciato l'attivazione dell'audit interno, mentre il giornalista ha negato le minacce e accusato i parlamentari di usare dossier falsi contro di lui per arrivare alla sua sostituzione. «Ero molto arrabbiato perché mia figlia aveva letto di quel dossier reso noto in Vigilanza Rai, quelle false accuse su di me anche sul tuo giornale. Tra l'altro nei messaggi con Ruggieri non parlavo del vostro direttore Augusto Minzolini, parlavo del direttore di un altro giornale, del Centro Italia», sottolinea Ranucci, che poi prova a discolparsi: «L'Audit sul falso dossier che mi accusa di aver avuto relazioni con alcune colleghe, di averle favorite e di aver mobbizzato altre colleghe è stato giudicato insussistente», gongola. In effetti, a quanto risulta al Giornale, solo una storica giornalista ex Report avrebbe confermato di essere stata mobbizzata per un servizio in pandemia mai andato in onda. «Era sciatto, fatto interamente su Skype mentre altre troupe erano fuori in giro a rischiare la vita, c'era il compagno in pigiama che usciva durante le riprese, l'audio era pessimo, non c'erano le domande al governatore Attilio Fontana sulla mancata zona rossa che avrebbe dovuto fare, e voleva pure 13mila euro. E poi non l'ho bocciato io ma la capostruttura Annamaria Catricalà», si lascia scappare Ranucci. Insomma, normale dialettica interna alla redazione non mobbing, è stata la conclusione dell'istruttoria, chiusa in tempi record, di cui Ranucci aveva stranamente contezza già da qualche giorno. «Ma nel servizio emergevano i meriti del gruppo ospedaliero, degli intensivisti trasferiti, dei pazienti nel tendone pagato dai Ferragnez. Non era a tesi, come piace a Ranucci... È un motivo per mandare via una collega?», si lamenta una giornalista che conosce la collega coinvolta, poi allontanata dalla trasmissione.
Ma neanche il tempo di esultare che su Ranucci piovono altre accuse gravissime. «Intanto quei messaggi sono stati inviati quando dell'Audit Rai nessuno sapeva nulla. Ora la Rai deve stabilire se è normale che un giornalista, un conduttore che dovrebbe essere imparziale, possa minacciare e calunniare leader politici e componenti della Vigilanza Rai e alcuni direttori di giornale, sostenere che Silvio Berlusconi è una specie di bullo sessuale - dice Ruggeri al Giornale - se è normale che un dipendente Rai riceva e conservi, come scrive nei messaggi, 78mila dossier sui politici. La sua difesa è patetica, io non sono ricattabile». La politica si mostra compatta a difesa di Ruggieri e Faraone.
Luciano Nobili di Italia Viva parla di «indegno metodo Ranucci...incompatibile col servizio pubblico, una macchina del fango a spese dei cittadini». Ora cosa deciderà Fuortes? E l'Audit che ha appena «graziato» il conduttore, adesso cosa farà?
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