Ramadan, massima allerta e aiuti per Gaza

In Israele 13 arresti: preparavano attentati per Hamas. Nave Usa salpa verso la Striscia

Ramadan, massima allerta e aiuti per Gaza
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Misure di sicurezza rafforzate a Gerusalemme per un inizio di Ramadan preoccupante a causa della guerra nella Striscia di Gaza. Svuotata di turisti e inquieta per i rischi della mancata tregua a Gaza, la Città Santa vive in un clima cupo e ad alta tensione l'inizio del mese sacro per i musulmani. La polizia e lo Shin Bet hanno annunciato ieri l'arresto di 13 arabi israeliani nel nord del Paese che stavano preparando attentati per conto di Hamas. Dotati di armi da fuoco e munizioni, i membri della cellula hanno ricevuto istruzioni dagli integralisti su come fabbricare esplosivi e reclutare altri collaboratori.

La tregua umanitaria nella Striscia, per la liberazione dei cento ostaggi israeliani in vita e la restituzione dei corpi di altri trenta morti a Gaza, non si vede ancoea all'orizzonte. «Non ci sono al momento date» per il ritorno dei negoziatori di Hamas al Cairo, ha fatto sapere il gruppo, che chiede il ritiro dell'esercito israeliano. In attesa di un accordo che non arriva, mentre l'Egitto lavora alla ripresa dei negoziati, gli Stati Uniti portano conforto ai palestinesi.

Una nave militare americana è salpata ieri dalla Virginia con attrezzature per costruire un molo galleggiante al largo della costa di Gaza, come annunciato dal presidente Joe Biden, e per consegnare forniture umanitarie. «Gli aiuti faranno avanzare il collasso del dominio di Hamas» ha spiegato il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant. Anche una nave umanitaria con 200 tonnellate di cibo fornito dall'organizzazione benefica statunitense World Central Kitchen dovrebbe salpare da un porto di Larnaca, Cipro, insieme con la spagnola Oper Arms, che salperà nell'ambito di un'operazione condotta da Ue, Usa, Regno Unito ed Emirati arabi. «A Gaza la fame è ovunque», continua a denunciare l'Unrwa, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. «Una situazione tragica nel nord, dove vengono negati gli aiuti via terra nonostante i ripetuti appelli», insiste l'organismo, che Israele considera connivente con Hamas. In una nota in cui raccoglie il pensiero di 7 Ong, Save the Children ha espresso profonda preoccupazione per l'attuale e potenziale sospensione dei finanziamenti all'Unrwa, denunciando le ripercussioni su una popolazione stremata dal conflitto.

Ma la guerra continua e oggi arriva al giorno 157 con il bilancio di oltre 31mila morti palestinesi e 249 soldati israeliani. Una trentina di terroristi sono rimasti uccisi in attacchi dal cielo e corpo a corpo in tutta la Striscia, hanno annunciato le Forze di Difesa israeliane (Idf). Ma la popolazione trema per l'attesa estensione dell'offensiva su Rafah, nel sud al confine con l'Egitto, dove sono ammassati quasi un milione e mezzo di palestinesi. Un'operazione militare che spaventa i palestinesi ma trova d'accordo gli israeliani. Secondo un sondaggio pubblicato dal Times of Israele, il 75% degli ebrei israeliani approva l'attacco.

Israele, intanto, sembra avvicinarsi ogni giorno di più anche a un'operazione miliare in Libano tanto che la scorsa settimana, per prepararsi,

ha avviato un'esercitazione di rifornimento logistico. Dal Paese dei cedri proseguono infatti senza sosta i lanci di missili di Hezbollah verso il nord di Israele. Solo ieri 37, quasi tutti intercettati. Nessuna vittima.

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