Il conto è pesante: 18 agenti delle forze dell'ordine feriti durante gli scontri di sabato notte. Un bilancio drammatico, quello sugli effetti delle manifestazioni in memoria di Ramy, il diciannovenne del quartiere Corvetto di Milano morto lo scorso 24 novembre in scooter durante un inseguimento con i carabinieri nel capoluogo lombardo, che sottolinea un clima tutt'altro che disteso. La gran parte dei poliziotti feriti si è registrata a Roma, a piazza dei Sanniti nel quartiere San Lorenzo, dove gli scontri sono stati più duri. Ma non sono mancati momenti di tensione anche a Milano (San Babila), Brescia e Bologna dove si sono tenute altrettante manifestazioni in memoria di Ramy, organizzate dal Coordinamento antirazzista italiano, a cui hanno preso parte collettivi autonomi, centri sociali e gruppi studenteschi aderenti a diverse sigle.
La capitale è stata teatro degli scontri più violenti. E otto degli agenti feriti sono dovuti ricorrere alle cure dei sanitari in ospedale. I circa 400 manifestanti, che esponevano uno striscione con la scritta «Vendetta per Ramy, la Polizia uccide», hanno rovesciato alcuni cassonetti all'altezza di piazza Immacolata e poi sono avanzati verso le forze dell'ordine lanciando fumogeni, bombe carta e oggetti contundenti. Una bomba carta ha infranto il vetro di un blindato della Polizia e a quel punto è scattata una carica di contenimento, ordinata dal questore Roberto Massucci per «tutelare l'incolumità degli agenti». Il bilancio è di una decina di feriti tra le forze dell'ordine e due manifestanti fermati per uso di armi improprie e resistenza a pubblico ufficiale. Mentre nella notte tra sabato e domenica sono state effettuate diverse perquisizioni. «Non possiamo limitarci a parlare di scontri o tensioni - commenta il sindacalista Domenico Pianese (Coisp) -, si tratta di veri atti criminali che non solo mettono a rischio l'incolumità dei nostri colleghi, ma rappresentano un chiaro attacco alle istituzioni democratiche».
Nel capoluogo emiliano, tra l'altro, gli scontri hanno avuto anche una coda «antisemita» dal momento che una parte dei manifestanti ha preso di mira anche la facciata della sinagoga di via de' Gombruti. Un atto vandalico, questo, che non è passato sotto silenzio. «È stato un attacco premeditato - commenta Daniele De Paz, responsabile della comunità cittadina -, con una precisa idea di dove andare e cosa fare. La nostra via è stata barricata con le recinzioni di un cantiere e chiusa con tutto quel che si è trovato in giro, per poi sferrare un attacco contro l'edificio della comunità, con bombe carta, razzi, minacce e insulti». Anche l'ambasciata israeliana è intervenuta sull'episodio denunciando la recrudescenza dell'antisemitismo. «Esprimo la mia vicinanza alla comunità ebraica di Bologna - scrive su X l'ambasciatore Jonathan Peled - per il grave attacco antisemita».
Dal ministro Piantedosi alla segetaria dem Schlein, le reazioni del mondo politico stigmatizzano i disordini di sabato notte. La stessa premier parla di «ignobili episodi di disordine». «Dai criminali rossi scene indegne», tuona il ministro Matteo Salvini; mentre il responsabile dell'Interno commenta: «Questi attacchi alle Forze di Polizia dimostrano, ancora una volta, l'esistenza e la pericolosità di soggetti organizzati che strumentalizzano ogni tema, fatto o episodio, perfino una dolorosa tragedia come quella del giovane Ramy, soltanto per seminare violenza». «Queste aggressioni - aggiunge Piantedosi - devono essere condannate da tutti, senza indecisioni o speciosi distinguo». Di «intollerabile clima d'odio» parla Maurizio Lupi (Noi moderati). Mentre la segretaria dem «condanna la violenza» ma chiede «di non strumentalizzare i disordini a fini politici «come fa la destra». Unanime, invece, la solidarietà alla comunità ebraica di Bologna.
Gli investigatori della
Digos, coordinati dal pm romani stanno già visionando i filmati della polizia scientifica per individuare e risalire ai responsabili del lancio di bombe carte e bottiglie. Nelle prossime ore potrebbero esserci già dei fermi.
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