Rapiti, vertice a Doha. E Fatah molla Hamas

Riprende il tavolo del negoziato. L'Anp ora attacca gli estremisti: "Dissociati dalla realtà"

Rapiti, vertice a Doha. E Fatah molla Hamas
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Uno spiraglio torna ad affacciarsi nello scenario di dramma quotidiano di Gaza. E nel contempo potrebbe già aprirsi una svolta per quello che sarà il dopo guerra. Oggi a Doha, in Qatar, riprenderanno i negoziati per cercare di arrivare a una tregua mentre Fatah, per la prima volta, critica apertamente posizioni e mosse di Hamas, ripudiando anche quanto accaduto il 7 ottobre, candidandosi di fatto a un ruolo concreto nel controllo della Striscia di Gaza una volta terminate le ostilità.

L'incontro di oggi, annunciato da funzionari egiziani, sarà particolarmente importante non solo dal punto di vista operativo ma anche perché sarà il primo dopo l'inizio del Ramadan, il mese sacro per i musulmani. Dopo i flop in serie degli ultimi summit non filtra eccessivo ottimismo ma, secondo indiscrezioni, Hamas avrebbe avanzato una nuova proposta che pur mantenendo i punti cardine sui quali non vuole recedere (fine definitiva della guerra e ritiro israeliano dalla Striscia) avrebbe maggiore flessibilità per quanto riguarda lo scambio tra detenuti palestinesi e ostaggi israeliani. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, sempre più convinto di lanciare l'offensiva finale su Rafah a dispetto delle pressioni internazionali, per il momento ha respinto in toto le richieste definendole «assurde» ma ha comunque dato il via libera all'invio di una delegazione nel Qatar per proseguire nelle negoziazioni. A guidarla sarà ancora una volta il capo del Mossad David Barnea. Barnea è stato finora l'uomo forte delle trattative con i mediatori Usa, egiziani e del Qatar.

Tra i punti più caldi a Doha dovrebbero esserci non solo la durata della tregua e il ritiro dell'esercito, ma anche il numero detenuti palestinesi da rilasciare, gli aiuti umanitari e il ritorno dei profughi dal Sud al Nord della Striscia. Ma le controproposte israeliane non sono ancora state rese note e l'intransigenza di Bibi potrebbe segnare una svolta negativa nel negoziato. Non ci saranno rappresentanti americani al vertice ma dall'amministrazione Biden filtra comunque un cauto ottimismo. «Il fatto che ci siano ancora colloqui in piedi e ora un'altra opportunità di incontrarsi a Doha è positivo», ha detto il portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby. Anche se senza rappresentanti a Doha, gli Usa avranno comunque un ruolo al tavolo secondo Kirby. «Il fatto che non avremo fisicamente una delegazione non deve essere preso come un segno che non si tratti di un importante passo in avanti».

A mettere ulteriormente all'angolo Hamas arrivano le dichiarazioni, durissime, di Fatah, l'ala più moderata dei palestinesi, che arriva dopo la nomina di Mohammed Mustafa come nuovo primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese vista di cattivo occhio dagli estremisti. «Hamas è disconnesso dalla realtà. Con l'avventura del 7 ottobre ha causato una catastrofe peggiore di quella del 1948», dicono quelli di Fatah ad al Jazeera.

Hamas viene accusata anche di aver ampliato «il divario fra l'Anp e il popolo e aver provocato il ritorno dell'occupazione israeliana a Gaza», anche perché prima dell'attacco del 7 ottobre, «non ha consultato gli altri leader palestinesi scatenando la guerra in corso». Una presa di posizione forte e netta, che apre una spaccatura da una parte ma apre un nuovo fronte diplomatico dall'altra.

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