Washington. L'Ucraina è in grado di «riconquistare» la Crimea. A dirlo non è Volodymyr Zelensky o i generali di Kiev, nel tentativo di mantenere alto il morale del Paese in uno dei momenti più difficili della guerra, ma gli Stati Uniti. Secondo indiscrezioni di Nbc News, un funzionario dell'Amministrazione Biden, a fine novembre, in un briefing con alcuni membri del Congresso, ha riferito che le forze di Kiev hanno le capacità militari per riprendersi la penisola, invasa e annessa dai russi nel 2014. È la prima volta che Washington, sebbene attraverso il meccanismo dei «leak» alla stampa (la Nbc cita come fonti due funzionari), riconosce la possibilità di una vittoria totale dell'Ucraina contro la Russia, implicitamente escludendo che la Crimea possa essere una merce di scambio al tavolo di un eventuale negoziato con Mosca. Poco meno di un mese fa, il generale Mark Milley, il capo degli Stati Maggiori Usa, aveva escluso categoricamente questa possibilità.
In un briefing convocato poco dopo la diffusione dello scoop di Nbc News, al quale ha partecipato anche il Giornale, il coordinatore per la Comunicazione strategica del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, non ha confermato la notizia, ma ha risposto in maniera molto eloquente: «La Crimea è territorio dell'Ucraina e spetta alle forze ucraine decidere come condurre le operazioni all'interno del loro Paese». Due gli ostacoli sulla lunga strada che potrebbe portare a una completa riconquista. Il primo, di carattere militare. Le forze di Kiev hanno recentemente perso terreno a est, in particolare nella zona di Bakhmut, e da parte Usa si ritiene che gli ucraini puntino nei prossimi mesi a muoversi verso nord-est, piuttosto che verso la Crimea. Per questo, un'offensiva sulla penisola non è considerata «imminente». Il secondo ostacolo è la cosiddetta linea rossa tracciata da Putin. L'Amministrazione Usa teme che un'operazione militare su larga scala possa spingere il presidente russo a fare ricorso al nucleare.
Questo scenario di rafforzata fiducia nelle capacità militari di Kiev si scontra con la realtà dei nuovi bombardamenti russi sulle città ucraine. Secondo le stime, ieri sono stati lanciati dai russi almeno 76 missili e i generali di Zelensky hanno denunciato che Mosca ha per la prima volta impiegato i bombardieri strategici Tu95. L'obiettivo di Putin, ha detto il primo ministro ucraino Denys Shmyhal, è di «lasciare gli ucraini senza luce, acqua e riscaldamento». Sul fronte della difesa aerea, l'attesa era per il via libera della Casa Bianca alla fornitura delle prime batterie di missili Patriot. Alla proposta del Pentagono, mancava il via libero definitivo di Washington. E ieri sera, Biden è sembrato favorevole a dare l'ok. Quanto alle minacce russe di un «escalation» nel caso Kiev possa disporre dei Patriot, nel briefing con i giornalisti Kirby ha risposto che gli Stati Uniti rimangono «imperterriti» nella loro determinazione di fornire all'Ucraina gli strumenti per difendersi. Come conferma la legge di spesa militare da 858 miliardi di dollari appena approvata dal Senato, che prevede altri 800 milioni di dollari di aiuti a Kiev, oltre a quelli di diretta autorizzazione presidenziale. Inoltre, il Pentagono ha annunciato l'ampliamento del programma di addestramento delle forze ucraine nella struttura di Grafenwoehr, in Germania. Da gennaio verranno istruiti ogni mese 500 militari di Kiev all'uso dei sistemi d'arma e di difesa aerea più complessi. La guerra a Mosca procede anche sul fronte delle sanzioni.
Dopo quelle annunciate ieri da Washington, che hanno colpito anche l'oligarca Vladimir Olegovich Potanin, membro della cerchia ristretta del Cremlino, l'UE ha approvato il nono pacchetto di misure punitive. Tra le 200 personalità ed entità inserite nell'elenco, anche il partito di Putin, Russia Unita.
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