Registro e licenze per gli Airbnb. Rilancio dei sindaci: "Non basta"

Incontro tra Comuni e Santanché, aperture sul tetto ai permessi e la zonizzazione. "Ma notti minime ininfluenti"

Registro e licenze per gli Airbnb. Rilancio dei sindaci: "Non basta"
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Due notti di soggiorno minimo negli airbnb dei centri storici delle città. La norma prevista nella bozza del ddl sugli affitti brevi per ora resta intatta. E restano anche i malumori dei sindaci che vorrebbero ben altro per regolare la giungla delle locazioni. Alla conclusione del tavolo con il ministro al Turismo Daniela Santanchè restano ancora parecchi dubbi su come gestire il caro affitti brevi e l'affluenza dei turisti. «Ci vuole più determinazione» è la linea del sindaco di Milano Giuseppe Sala, secondo cui la questione delle notti minime è ininfluente. «Inoltre, se da un lato apprezziamo la novità del codice identificativo che permetterebbe di avere più trasparenza sugli affitti turistici brevi, dall'altro la nostra amministrazione, così come quasi tutte le altre, reputa necessario lasciare le amministrazioni libere su quali zone della città poter limitare o vietare gli affitti turistici brevi nel pieno rispetto dei principi costituzionali della proprietà privata» aggiunge Dario Nardella, sindaco di Firenze.

Ci saranno degli aggiustamenti ma l'impianto del nuovo disegno di legge, ora al vaglio dei sindacati, c'è e punta a mettere ordine in un mercato libero sì, ma in certi casi pure troppo libero, come sottolineato dalle proteste degli studenti fuori sede qualche settimana fa. L'obbiettivo è interrompere il far west di oggi senza però tarpare la libera concorrenza nell'offerta di ospitalità.

Tra le novità il tetto alle licenze per i piccoli proprietari, che potrebbe essere di 4 appartamenti massimo da mettere sul mercato. «Ci siamo lasciati con la promessa di un approfondimento sulla possibilità di normare il numero di licenze per persona, su cui la Ministra era possibilista, e la richiesta dei comuni di applicare delle zonizzazioni per ridurre la pressione in alcune zone a rischio di sostituzione abitativa su cui non ci son state aperture» spiega l'assessore alla Casa del Comune di Milano Pierfrancesco Maran. I prossimi passi saranno una nota al ministro da parte delle città metropolitane e una nuova bozza da parte del ministero.

Il disegno di legge cerca innanzitutto di dare uniformità a livello nazionale alla gestione delle locazioni turistiche. La prima novità riguarda infatti l'introduzione di un codice identificativo nazionale che dovrebbe andare a sostituire i codici identificativi regionali utilizzati attualmente.

Grazie alla presenza di un unico codice uniformato a livello nazionale sarà più semplice combattere l'abusivismo. Il codice che testimonia di avere un'autorizzazione a operare nel settore turistico dovrà essere esposto all'esterno della struttura e dovrà essere indicato negli annunci online. La presenza di una banca dati nazionale semplificherà la verifica dell'esistenza e della correttezza del codice, riducendo di molto il rischio di affidarsi ad una struttura non autorizzata.

In caso di irregolarità è prevista una sanzione tra 300 e 3mila euro per host, gestori e piattaforme online e tra 500 e 5mila euro per i proprietari.

Una seconda novità introdotta dal Ddl riguarda la regolamentazione della figura del property manager, la persona che gestisce l'affitto degli immobili per conto della proprietà dell'abitazione e avrà il compito di agire come sostituto d'imposta.

D'accordo con il muovo impianto anche Aigo Confesercenti, che tuttavia si unisce ai sindaci per rivedere il limite delle due notti di soggiorno nei centri storici (eccetto per le famiglie numerose): «Va eliminato - rimarca i presidente Claudio Cuomo -. Abbiamo gestori che operano sia in località dove ci sono stazioni ferroviarie, porti, aeroporti, sia in comuni con più o meno di 5mila abitanti, ospitando con frequenza clienti business di una notte e che sarebbero limitati. Inoltre, si creerebbe confusione tra comuni.

Immaginiamo un comune confinante con un altro, dove la densità abitativa è differente, ed un gestore a pochi metri dall'altro possa, differentemente, ospitare un cliente per una notte. Si tratta, di fatto, di un limite alla libera concorrenza».

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