Matteo Renzi torna a puntare il dito contro Ignazio Marino. Dopo la caduta del sindaco, il premier in un colloquio con Bruno Vespa attacca il "marziano" e lancia qualche frecciatina anche ad Enrico Letta.
"Quando vedo certi addii scenografici mi rendoconto di quanto possa essere falsa la politica. Chi fallisce la provadell’amministrazione si rifugia nella cerimonia di addio, vibrante denunciadi un presunto complotto, con tono finto nobile e vero patetico. Non miriferisco solo a Marino, certo. Mi riferisco a quelli che cercano di farcredere ai media che sono vittime di congiure di palazzo. Quando uno se ne vadovrebbe spiegare cosa ha fatto, quali risultati ha ottenuto, perché haperso la maggioranza. I politici si dividono in capaci e incapaci. Non c’è disonestà intellettuale più grande di chi inventa congiure di palazzo pernascondere i propri fallimenti. Se la maggioranza dei tuoi consiglieri timanda a casa, non si chiama congiura: è la democrazia, bellezza". La sensazione, come sottolinea Vespa nel suo libro "Donne d'Italia", che Renzi alluda anche al suo predecessore, Enrico Letta, con il quale i rapporti sono interrotti dal momento del gelido scambio di consegne a palazzo Chigi. "Non mi riferisco - conferma Renzi solo a Marino, certo. Mi riferisco - aggiunge - a quelli che cercano di far credere ai media che sono vittime di congiure di palazzo".
"E allora, per tornare alle vicende del Campidoglio, se la maggioranza dei tuoi consiglieri ti manda a casa, non si chiama congiura: è la democrazia, bellezza". Poi su Roma e sulla scelta di Tronca come commissario per il dopo Marino, Renzi afferma: "Dopo il lavoro per il trionfo di Expo, anche a Roma occorrerà una squadra, un dream team. Persone di primo livello su tutto, dalla cultura allo sport, dai trasporti all’istruzione. Non ho il chiodo fisso di fare una bella figura per vincere le elezioni: ho il chiodo fisso di far ripartire Roma. La priorità assoluta è la città". Infine aggiunge: "Si è conclusa la telenovela dell’amministrazione comunale di Roma. Dopo balletti, dimissioni e controdimissioni, abbiamo registrato - osserva Renzi - un fatto singolare: ben ventisei consiglieri comunali hanno scelto di rinunciare alla poltrona, dimettendosi contestualmente e dunque sciogliendo la consiliatura.
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