La ricandidatura in cambio dell’appoggio al referendum. È questa, secondo La Stampa, la promessa che Matteo Renzi vorrebbe fare ai senatori della minoranza Pd. Al momento pare difficile poter cambiare l’Italicum prima del voto referendario che dovrebbe tenersi tra il 20 e il 27 novembre. In ottobre, poi, la Corte Costituzionale dovrebbe pronunciarsi sull’Italicum e quello è “l’unico stop possibile che può richiedere un’iniziativa per cambiarlo”, dicono i fedelissimi di Renzi. A questo punto, perciò, al premier non resta che fare la legge per l’elezione dei senatori, l’unica concessione che il premier disposto a fare a Bersani nell’immediato. “Ci nuoce meno il fuoco amico, il premier sa che non è un gioco da ragazzi cambiare l’Italicum e non ha capito ancora quale modifica potrebbe aiutarlo e non danneggiarci”, spiegano i senatori renziani.
Dalla minoranza Vasco Errani sta lavorando dietro le quinte perché la legge sull’elezioni dei senatori venga varata dopo la pausa estiva. Fu proprio lui a trovare l’accordo di mediazione che prevede che i nuovi senatori siano indicati dai consigli regionali “in conformità” alla volontà espressa dagli elettori con l’elezione dei consiglieri regionali. Ma non è un’impresa facile dato che si dovrebbe anche rispettare la parità di genere.
Il testo, ovviamente sarà incardinato, solo a referendum vinto, perché se vince il no resterebbe in piedi il Senato attuale e non servirebbe più.
A settembre Si faranno passi per ottenere un atteggiamento più morbido della minoranza Pd. E, intanto, Chiti, come segnale di distensione ha aderito, insieme all’altro ex governatore della Toscana Claudio Martini, al Comitato “Sinistra per il sì” al referendum.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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