“Ciao compagno”, ecco il saluto di Matteo Renzi all’altro Matteo, Matteo Salvini, incrociandolo in Transatlantico in Senato. Ed è tutto qui. Poche parole di un gesto affettuoso. E un grande interrogativo che tutti gli italiani si pongono: il governo reggerà?
“Il governo tiene?”, domandano i giornalisti all’ex premier e leader di Italia Viva davanti Palazzo Madama. “Non lo so. Certo, l’unica cosa che so è che ci sono tante questioni aperte. Sul Mes litigano Movimento Cinque Stelle e Partito democratico. Li lasciamo fare. Che ci avvertano quando finiscono di bisticciare. Noi in questa vicenda si capisce che non c’entriamo nulla. Poi altre questioni spinose per Conte e i suoi: prescrizione, Alitalia, l’autonomia regionale. Insomma tanti temi”, fa sapere Renzi.
E una cosa è certa. Questo governo giallorosso scricchiola fin dall’inizio. Vivacchia, inciampa, litiga, si prende per il collo della camicia. Ma poi a conti fatti le poltrone, intese come forma di potere, hanno un peso. Un collante magnetico. “Abbiamo chiesto un incontro a Conte su sette o otto temi”, continua Renzi. Conversa con i cronisti in Senato dove siede da inizio legislatura, a margine dell’informativa del premier, Giuseppe Conte, sul Mes, comunemente detto fondo salva Stati. Tra i dossier sul tavolo del confronto chiesto da Renzi, come detto, anche Alitalia, la riforma della giustizia e l’autonomia. Quest’ultima croce portata con stile dal ministro in quota dem, Francesco Boccia.
Sempre chiacchierando con i giornalisti il leader di Italia Viva commenta i fatti giudiziari che lo hanno convolto da vicino. “Incredibile. Stanotte hanno votato un emendamento anti trasparenza. Noi abbiamo votato contro, vi immaginate altrimenti cosa sarebbe successo?”. Si riferisce all’emendamento sulle fondazioni approvato stanotte in commissione alla Camera. Si parla di decreto fiscale. “Nel fine settimana ci siamo accorti di un emendamento di Nicola Stumpo e Luca Pastorino che rinviava l’entrata in vigore delle norme di trasparenza della spazza corrotti per le fondazioni. L’ho detto a Bologna e loro lo hanno ritirato. Poi stanotte è spuntato un emendamento di Mancini che diceva la stessa cosa e lo hanno votato mentre noi abbiamo votato contro. Non so se i Cinque stelle hanno sbagliato o erano consapevoli di cosa stavano votando, ma per loro è un autogol”, aggiunge.
L’ex premier torna poi sulla vicenda Open. “Il fatto che serva un emendamento per equiparare i partiti alle fondazioni dimostra proprio che fondazioni e partiti sono due entità diverse”, sottolinea.
Ma questione Open o no, i litigi all’interno del governo e tra i banchi del Parlamento sono tutt’altro che sopiti. Ora a tenere il banco c’è il Mes. Domani qualcos’altro. Il premier Conte intanto riferisce in Aula. Tutti in silenzio. Che si alzi il sipario. In scena.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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