La resa dei conti dopo le urne. Crisi a Vienna, trema Berlino

Kurz sfiduciato in Austria, in Germania la coalizione è in bilico. Londra, la sfida di Farage: "Tratto io la Brexit"

La resa dei conti dopo le urne. Crisi a Vienna, trema Berlino

In Gran Bretagna, forte del suo 31,6%, Nigel Farage pretende di partecipare ai negoziati sulla Brexit e annuncia di voler dare l'assalto al Parlamento inglese. L'occasione è ghiotta: i Conservatori inglesi sono ridotti a un catastrofico 8,8%, il dato peggiore dalla fondazione, anno 1834. E i Laburisti di Corbyn, terzi dopo i LibDem, sventolano per la prima volta in maniera convinta l'ipotesi del secondo referendum, confidando nei 9,1 milioni di voti del blocco pro-Ue (la somma di Labour, LibDem, Snp, Verdi e Change Uk) contro i 5,8 milioni anti-Ue (Brexit Party e Ukip).

In Francia, Macron si impegna «a intensificare l'atto due del mandato», a dare un'accelerata alle riforme, specie quelle di natura fiscale, consapevole del segnale arrivato dalla sconfitta subìta da Marine Le Pen. Lo scarto fra i due alla fine è stato di appena 200mila voti, lo 0,9% (23,3% contro il 22,4%) ma il dato è simbolico: ed è la prova che la leader del Rassemblement National è ormai la vera e sola opposizione a Parigi. I socialisti sono stati umiliati e ridotti al 6,1%, persino sotto al tramortito centrodestra dei Republicains (8,4%), il cui presidente Laurent Wauquiez ammette: «Rischiamo l'estinzione» e propone «stati generali» per discutere valori e future alleanze. Anche nella nuova Europa, Macron e Le Pen potrebbero rappresentare governo e opposizione. Socialisti e Popolari avranno bisogno del gruppo Alde, alleato della lista del presidente francese, per poter tornare a governare a maggioranza assoluta (376 seggi).

In Germania, l'Spd segna il peggior risultato della sua storia (politiche incluse), precipitando al 15,8% (perde 11,5 punti), e fa tremare la Grosse Koalition, costretta a un vertice di emergenza per discutere i risultati del voto europeo (la Cdu-Csu è prima al 28,9% ma cala del 6% rispetto al 2014). La chiamata dei Verdi al 20,8% costringe inevitabilmente la coalizione di governo a una riflessione sulle politiche ecologiste e sul voto dei giovani sempre più sensibilizzati al tema dell'ambiente e del cambiamento climatico. La leader Spd Andrea Nahles definisce «uno spartiacque» le Europee e annuncia decisioni definitive per lunedì, quando ci sarà un vertice della presidenza del partito. Nahles offre la sua poltrona di capogruppo al Bundestag e propone di anticipare in quella circostanza l'elezione di un nuovo leader parlamentare, in modo «da fare chiareza». «Intendiamo posizionarci molto chiaramente sui temi del clima e del lavoro», spiega anche, consapevole delle spinte che vorrebbero il partito fuori dall'esecutivo e lei fuori dalla guida Spd. Scossoni che inevitabilmente toccano la Cdu di Annegret Kramp-Karrenabuer (Akk), costretta a fare i conti con le perdite interne e il rischio di elezioni anticipate.

Le Europee non avranno provocato un terremoto nella Ue ma stanno scuotendo mezzo continente, alle prese con le conseguenze politiche interne del voto. In Austria il cancelliere Sebastian Kurz non fa in tempo a festeggiare l'ottimo risultato (35% sull'ultradestra Fpö, appena uscita dal governo) che viene sfiduciato in Aula da una mozione, annunciata alla vigilia del voto per l'Europarlamento, e infine votata anche dai Socialdemocratici. Forte del suo secondo posto in Europa (23,4%) e sostenuta dall'ultradestra Fpö travolta dallo scandalo Ibizagate, la sinistra austriaca ha spinto per la fine dei 18 mesi dell'avventura Kurz. Vienna si avvia verso elezioni anticipate in autunno ed è la prima volta nella storia che una sfiducia passa in Austria. Il presidente della Repubblica, Alexander Van der Bellen, licenzierà il governo martedì, quando a rappresentare l'Austria a Bruxelles sarà il ministro delle Finanze, Hartwig Löger, nominato cancelliere di transizione finché non sarà trovato una nuova guida per un esecutivo di transizione. Kurz è accusato di aver ignorato l'opposizione nella crisi che ha danneggiato l'estrema destra Fpö e fatto perdere 5 punti percentuali agli ex alleati rispetto alle previsioni della vigilia. Il video di Christian Strache, che tratta con la sedicente nipote di un oligarca russo, promettendo appalti pubblici in cambio dell'acquisto del più celebre tabloid d'Austria, il Kronen-Zeitung, alla fine non ha danneggiato la corsa dell'ex vicencancelliere austriaco in Europa. Obbligato a lasciare la poltrona di Vienna, Strache prenderà posto a Strasburgo.

Scossoni - annunciati - anche in Grecia. I dieci punti di distacco tra Syriza del premier Alexis Tsipras, e i Conservatori di Nuova Democrazia (33,2% contro 23,8%), sommati alla sconfitta registrata alle amministrative e regionali dal partito di governo, ha spinto il leader della sinistra radicale ad anticipare la data delle elezioni. Secondo fonti del partito, è probabile si voti il 30 giugno, quattro mesi in anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura, a ottobre.

Tiene (per ora) il nuovo

baluardo della sinistra in Europa, il premier socialista Pedro Sanchez, che si aggiudica anche le municipali, con due eccezioni simboliche, la capitale Madrid, finita alle destre, e Barcellona in mano agli indipendentisti.

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