Virginia Raggi rimane al proprio posto perché il contratto è "pienamente valido". Il tribunale civile di Roma ha respinto i due ricorsi presentati dalla senatrice piddì Monica Cirinnà sulla legittimità dell'accordo tra il sindaco di Roma e il Movimento Cinque Stelle prima dell'elezione in Campidoglio. Nelle istanze, portate avanti dall'avvocato Venerando Monello, si riteneva ineleggibile la grillina per aver firmato il documento che prevede, tra le altre cose, una multa di 150mila euro in caso di violazione, per danno di immagine.
Non è l'esposto lo strumento giuridico corretto con cui chiedere la presunta nullità del contratto. Questo, a quanto si apprende, uno dei motivi con cui è stato respinto il ricorso sulla presunta incostituzionalità dell'atto. Proprio come avevano prospettato Ervin Rupnik, Paolo Morricone e Pier Paolo Polesi, rispettivamente gli avvocati che hanno difeso la Raggi, Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Per l'avvocato della Cirinnà, invece, il primo cittadino non era eleggibile dal momento che avrebbe determinato la violazione dell'articolo 67 della Costituzione sul divieto di mandato imperativo.
"Tanto rumore per nulla - si vanta la Raggi - dopo la batosta elettorale a Roma, il Pd ne subisce un'altra in Tribunale". Adesso l'avvocato della Cirinnà che ha impugnato il ricorso del Movimento 5 Stelle dovrà rifondere le spese legali a tutte le parti citate in giudizio. La cifra dovuta da "Vagabondo Monello" (così, in un refuso, recita la sentenza come riportato da Repubblica) supera i 12mila euro. Di questi, 3.
285 finiranno nelle casse del Campidoglio. "Non sanno più cosa inventare - conclude la Raggi accusando il Pd - il problema è che non riescono ad accettare la sconfitta ed il fatto che stiamo riportando la legalità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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