E poi, chissà, fra tre anni mollare. «Non sono una attaccata alla poltrona», assicura, magari vi piacerebbe, scherza, però vedremo. «Non lo so se ricandidarmi. Questo è un lavoro faticosissimo, non riesco a leggere più un libro che non sia il Pnrr o a seguire una serie tv». Quindi boh, «è una decisione che prenderò anche valutando i risultati portati a casa». Ma insomma, la Meloni vista così, all'indomani del successo diplomatico che ha consentito di liberare Cecilia Sala, dopo 41 domande e quasi tre ore di bollitura a fuoco lento con la stampa, non sembra sul punto di lasciare. «Se posso essere utile al Paese, cerco di esserlo».
Tipo, mercoledì. «Una bella giornata per l'Italia. Da premier non ho provato un'emozione più forte di quando ho detto alla mamma di Cecilia che sua figlia stava tornando». Merito di «un lavoro di triangolazione con Usa e Iran» e dell'impegno «della nostra intelligence e dei funzionari». Ora che succede con Abedini? Verrà estradato? Scarcerato? «Il caso è al ministero della Giustizia, un vaglio tecnico e politico, secondo il trattato con gli Stati Uniti». Una vicenda «da discutere nei dettagli con gli amici americani», peccato che Biden abbia cancellato il viaggio a Roma. Se ne riparlerà con Trump.
Quanto a Elon Musk, dice Giorgia, «non mi risulta un suo ruolo nella liberazione della Sala». In ogni caso non ci sono scambi con il contratto a SpaceX. «Non è mio costume, io valuto l'interesse nazionale». Ma è opportuno consegnare dati sensibili a un miliardario che fa politica? «SpaceX ha illustrato al governo la tecnologia di cui dispone che consente comunicazioni in sicurezza. Sedi diplomatiche, militari all'estero». Siamo ai preliminari. «Nemmeno io ho le idee chiare. Decine di aziende propongono qualcosa, poi si fa l'istruttoria e se interessa si pone nelle sedi competenti, dal Consiglio superiore di Difesa al Parlamento». Del resto, visto che «non esistono valide alternative pubbliche», la scelta si riduce «ad avere o no protezione».
E Mister Tesla non è comunque «un pericolo per la democrazia», ha le sue idee «che possono piacere o no», e non è il primo caso di miliardario che «esprime posizioni». Le «ingerenze» arrivano da altre parti. «Io non prendo soldi da Musk, semmai li hanno presi da Soros. Elon ha influito sulla campagna elettorale in Germania? Ricordiamo l'intrusione tedesca sulla nostra. Ne ho viste tante di manovre su di me e nessuno ha fatto mai una piega». Stavolta, si chiede la Meloni, ci si scandalizza «perché non è di sinistra?». Conclusione: «Non uso il pubblico per fare favori agli amici ma non accetto che si attacchi una lettera scarlatta a Musk». Che subito commenta su X: «E Soros sta per essere sconfitto».
Intanto la premier si sente più salda. Niente rimpasto, nessuna faglia nella maggioranza, «siamo al settimo posto come durata di governi», si risolveranno pure i problemi del terzo mandato amministrativo e delle candidature alle Regionali. E che succede se Piersilvio Berlusconi scende in campo? «Ho un ottimo rapporto con lui e Marina, questa domanda va fatta a loro. Inutile commentare i fatti prima che accadono, io comunque sarei aperta e disponibile, pronta a parlarne». E Ruffini nel centrosinistra? «Persona capace e autorevole, però gli esattori delle tasse non sono popolari. Non creerà problemi a questa leader».
Con Sergio Mattarella tutto liscio. «Non sono d'accordo con la parlamentare di FdI che lo ha definito capo dell'opposizione. Io ho un grande rispetto per il capo dello Stato e non ho notizie di una sua contrarietà sulla separazione delle carriere». Ecco, le riforme sembrano impantanate. «Vorrei arrivare alle prossime elezioni con il premierato», afferma Giorgia senza crederci fino in fondo. Infatti «se il processo non dovesse concludersi in tempo ci si interrogherà se l'attuale legge elettorale sia la migliore». Stesso discorso per l'autonomia differenziata. Sul fisco «puntiamo a chiudere spediti». Sui giudici costituzionali vacanti «ora è più facile, ne mancano quattro, abbiamo aperto il dialogo con le opposizioni».
Poi il capitolo migranti in Albania. «Mi pare che la Cassazione ci dia ragione, tocca al governo stabilire i Paesi sicuri, aspettiamo la Corte europea a febbraio». Intanto nel 2024 «gli sbarchi sono diminuiti del 60 per cento». Infine la situazione carceri, richiamata da Mattarella e dal Papa.
«Quando Francesco parla di amnistia si rivolge a tutto il mondo. Le condizioni di vita dei detenuti si migliorano non svuotando gli istituti di pena ma adeguandoli alle necessità». Come? «Abbiamo un commissario e un obbiettivo, settemila posti in più».
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