È entrato nell'aula del tribunale in manette, ne è uscito ancora in manette. È stata respinta la richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Patrick George Zaky, l'attivista egiziano che studia all'università di Bologna e che lo scorso 7 febbraio è stato arrestato all'arrivo all'aeroporto del Cairo per un periodo di vacanza nella sua città di origine, al-Mansoura.
Zaky ha 27 anni e collabora con la ong Eipr, Egyptian initizative for human rights, i cui avvocati lo stanno assistendo. L'organizzazione si incarica di difendere i diritti umani nel Paese nordafricano e si è occupato anche del caso di Giulio Regeni, l'attivista italiano torturato e ucciso quattro anni fa in Egitto, un caso su cui non è stata ancora fatta chiarezza. Zaky è accusato di diffusione di false notizie e incitamento alle proteste per minare l'autorità dello Stato e l'ordine sociale, e al momento dell'arresto per lui era stata disposta una custodia cautelare per 15 giorni. Ma la sua sembra essere «l'ennesima persecuzione verso un attivista politico. Ce lo dice la storia di Zaky e la storia dell'Egitto sotto Al Sisi», dice Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International.
Ieri Zaky è entrato nel tribunale ammanettato a un agente, la camicia verde chiaro, sneaker senza lacci, i capelli corti, la barba curata, lo sguardo sereno e vagamente assente. «Sono uno studente. Studio a Bologna, in Italia per il mio master. Voglio solo tornare a studiare», dice calmo, raccontando poi le circostanze del suo arresto e le sue paure. «Non ho fatto nulla di male», spiega, ma i giudici non gli credono e convalidano l'arresto. Prossimo appuntamento, l'udienza del 22 febbraio in cui i giudici decideranno se rinnovare per altri quindici giorni la custodia cautelare. Zaky rischia perfino l'ergastolo, e in caso di lungo processo la custodia cautelare potrebbe essere rinnovata ogni quindici giorni fino a oltre due anni. L'odissea è garantita.
La cattive notizie che arrivano da al-Mansoura non fermano certo la mobilitazione internazionale per Zaky, anzi la ravvivano. «Ora la campagna per la sua scarcerazione diventa ancora più forte», dice Noury. «Continueremo la mobilitazione: oggi (ieri, ndr) saremo in piazza a Milano, Firenze e Berlino, lunedì si terrà una manifestazione congiunta a livello europeo di varie università, poi sono convocati appuntamenti a Roma e in varie città europee», dice Giada Rosso, compagna di Zaky al master Women's and Gender Studies dell'università di Bologna. «Zaki non è solo, si stanno moltiplicando le manifestazioni per lui. E da #Bologna arriverà ancora più forte la richiesta del rispetto dei diritti umani», scrive sul suo profilo Facebook il sindaco del capoluogo emiliano Virginio Merola. «Continueremo a mantenere alta l'attenzione su questa vicenda», assicura il rettore dell'Università Alma Mater di Bologna Francesco Ubertini.
E anche il leader della Lega Matteo Salvini urla il suo sdegno: «Non si arrestano le persone perché sono sovversive nei confronti del regime, questo poteva valere nel secolo scorso». Quanto al rifiuto del ministro degli esteri Luigi Di Maio di richiamare l'ambasciatore al Cairo, l'ex ministro dell'Interno è evasivo: «Non fatemi togliere il lavoro a Di Maio, che è già tanto impegnato».
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