Agli atti dell'inchiesta sulle commesse Anas ci sono intercettazioni ambientali negli uffici della società di Verdini jr (foto), la Inver srl, telefoni sotto controllo e pedinamenti che hanno consentito di «monitorare lo scambio di documenti» tra gli imprenditori che avrebbero cercato di ottenere gli appalti e i funzionari della società pubblica. Questi ultimi per i pm avrebbero «messo a disposizione» le loro funzioni a favore del «gruppo Verdini». I magistrati sono convinti che le consulenze pagate alla società di lobbying di Tommaso Verdini, con «socio di fatto» il padre Denis, e di Fabio Pileri, siano in realtà «fittizie». Cioè i contratti e gli incarichi avrebbero avuto il solo fine di ottenere una «corsia preferenziale in Anas» grazie alle entrature dei Verdini. Ed è questo uno dei punti su cui, a quanto trapela, si batteranno le difese degli imprenditori che hanno pagato le consulenze alla Inver. Entro lunedì i legali faranno ricorso al Tribunale del Riesame dopo la sfilza di arresti domiciliari che, alla vigilia di Capodanno, hanno colpito Verdini jr e gli imprenditori, ma non i dirigenti dell'Anas, destinatari di un'interdittiva di 12 mesi, nonostante i pm avessero chiesto anche per loro gli arresti domiciliari. Negli interrogatori di garanzia di due giorni fa quasi tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Solo un imprenditore ha risposto al gip, Antonio Veneziano, assistito da Antonio Zecca. Che con la «corposa produzione documentale» fornita sperano di aver chiarito la sua posizione.
Il nodo delle «consulenze fittizie» è uno dei punti su cui potrebbero premere anche altri imprenditori coinvolti, perché rappresenta uno dei passaggi di denaro del presunto «schema corruttivo» contestato dagli inquirenti. I pm lo sintetizzano cosi: «Il gruppo Verdini riceve da un gruppo di imprenditori somme di denaro - camuffate sotto forma di compensi per consulenze fittizie prestate dalla società Inver - allo scopo di avvicinare i dirigenti Anas, acquisire informazioni riservate su procedure di gara in corso di pubblicazione o di svolgimento, assicurarsi il loro appoggio per le gare in corso». I magistrati contestano fatture emesse tra il 2021 e il 2023 per 301mila euro con la causale «consulenza». Uno degli imprenditori arrestati non avrebbe invece formalizzato alcun contratto, ma sarebbe comunque stato debitore con la Inver per la presunta «mediazione» con i funzionari Anas, per 500mila euro. Per i pm «ha consegnato in contanti un'ingente somma pari a 30 mila euro come ricompensa per l'aggiudicazione» di uno dei lotti di una gara.
Dall'altra parte Verdini e il socio avrebbero avuto le porte aperte dai funzionari di Anas grazie alla promessa di riconferme e promozioni di carriera. Le difese degli imprenditori punterebbero a dimostrare con mail e pec che invece i contratti erano reali e che gli incarichi non sarebbero stati fittizi, contestando la lettura dell'accusa di una «triangolazione con reciproci scambi e vantaggi». Agli atti però ci sono intercettazioni che i magistrati definiscono «inequivocabili».
Per esempio, quando Pileri parla di un imprenditore che deve ancora versare le somme dovute: «Io gli vorrei di': "scusami eh, questo che arriva è tanta roba 60 milioni in 3 anni sono tanti lavori e te li fai tutti te". Non è che ci sta facendo un favore eh, in tutti questo stato a chiedere veramente un decimo de tutto quello che fa..».
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