La riforma della giustizia continua a far discutere: a prendere la parola è anche il presidente di Anm Giuseppe Santalucia, che ha espresso le proprie perplessità in merito agli emendamenti al ddl penale approvati dal Cdm.
Intervenuto stamani al congresso nazionale di Magistratura democratica organizzato a Firenze, Santalucia si è mostrato preoccupato da alcune delle proposte riformatrici, che sembrano avere come demominatore comune la separazione. Prima fra tutte, la divisione del pubblico ministero dalla giurisdizione. Una scelta "propugnata con il dichiarato fine di rendere il giudice più indipendente", che non convince il presidente dell'Anm. "Non ci si può non chiedere di quale indipendenza dalla politica e dal Governo potrebbe godere il pubblico ministero, e quindi di quanta indipendenza potrebbe beneficiare la stessa giurisdizione penale, che opera per necessità su impulso del pubblico ministero", ha spiegato.
La questione separazione
Nessuna intenzione di negare le criticità attualmente presenti nella magistratura italiana. Santalucia ha ammesso quanto sia importante, specie nel momento in cui si trova il nostro Paese, riflettere sulla figura e sulla posizione del pubblico ministero all'interno del processo. "Occorre però chiedersi, al di là di ogni apprezzamento nel merito della denuncia dello strapotere dell'inquirente, se a questo fine sia veramente funzionale la separazione", si è domandato il presidente dell'Associazione nazionale magistrati. "Guardo non al quesito referendario, ma alla eventuale pars costruens costituita dal disegno di legge costituzionale n. 14, di iniziativa popolare. Nel tentativo di assicurare al pubblico ministero autonomia e indipendenza, al pari dei giudici, si formerebbe il Csm della magistratura inquirente del tutto sovrapponibile, quanto a struttura, a quello della giudicante. Un numero di pubblici ministeri pari a quello della componente laica, anzi superiore se si computa il componente di diritto, il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, e certo di gran lunga superiore a quello dell'attuale unico Csm", ha aggiunto.
Il timore di Santalucia è che potrebbe esserci, un giorno, un accrescimento dei poteri. "Oggi su organizzazione degli uffici di procura, sulle nomine negli uffici di procura, sulle carriere dei pubblici ministeri decide l'unico Csm in cui i magistrati del pubblico ministero solo soltanto quattro", ha spiegato. "Un domani potrebbero essere, nel loro Csm, la metà, se non, come detto, poco più, e quindi con un potere di gran lunga accresciuto. È questo il ridimensionamento della figura del pubblico ministero a cui si mira?".
La relazione fra Csm e magistrati
Un'altra importante separazione è quella che riguarda i magistrati ed il Consiglio superiore della magistratura. Reciso il legame di tipo elettivo, si andrebbe ad indebolire "fortemente quella sia pur parziale rappresentatività dell'ordine giudiziario che al Csm è stata riconosciuta". "Il tema del sorteggio non è certo accantonato, perché è costantemente richiamato da autorevoli protagonisti della discussione pubblica, che lo presentano come l'unico efficace rimedio alla crisi del Csm", ha puntualizzato Santalucia.
Terzo tipo di separazione segnalata dal presidente dell'Anm è quella che si andrebbe a creare fra gli stessi magistrati, "a cui sarebbe consentito l'esercizio del diritto di associazione soltanto per discutere di questioni sindacali". Tutto ciò, si è infine chiesto il numero uno dell'Associazione nazionale magistrati, servirà davvero a rendere più efficiente la macchina della giustizia?
Il problema della prescrizione
Quali impatti avrà la prescrizione processuale sulla società civile? Santalucia ha dichiarato che l'Anm intende discutere sulla questione. "Mi auguro che una innovazione così importante sarà valutata ed approfondita anzitutto in diretto e concreto riferimento alle condizioni organizzative degli uffici giudiziari, delle Corti di appello. Molte Corti territoriali versano in sofferenza organizzativa", ha infatti affermato, come riportato da LaPresse. Necessario domandarsi se i tribunali riusciranno a rispettare delle tempistiche così stringenti e se la società sarà in grado di accettare eventuali risposte di improcettibilità. La prescrizione, infatti, non cancella il reato, di cui restano le vittime ed il ricordo sociale.
Le parole del presidente Giuseppe Santalucia hanno subito raccolto il favore del presidente della commissione Giustizia della Camera e rappresentante grillino Mario Perantoni. "Non siamo isolati", ha commentato il deputato, come riferito da Agi. "Santalucia auspica una valutazione approfondita in riferimento alle condizioni organizzative degli uffici giudiziari delle Corti di appello perché molte non sono in grado di rispettare la stringente tempistica prevista delle proposte governative. Direi quasi tutte", ha aggiunto. "Le conseguenze sociali della morte dei processi sarebbero insopportabili.
Anche questo importantissimo aspetto è stato messo in evidenza dal presidente Santalucia. È necessario un nuovo approccio, realistico e in linea con l'obiettivo della riforma Bonafede", ha concluso. Insomma l'Anm ha trovato un'altra sponda nel Movimento Cinque Stelle...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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