"Riformare tutte le tasse". La rivoluzione alla danese affidata a un super team

Il fisco non è il centro dell'intervento di Mario Draghi. Un passaggio obbligato nel capitolo delle riforme legate al Recovery fund, quindi inevitabile

"Riformare tutte le tasse". La rivoluzione alla danese affidata a un super team

Il fisco non è il centro dell'intervento di Mario Draghi. Un passaggio obbligato nel capitolo delle riforme legate al Recovery fund, quindi inevitabile. Ma non una ricetta precisa da realizzare in un arco di tempo breve. Il presidente del consiglio, parlando a senatori e deputati, ha preferito indicare un percorso e un metodo per arrivare a una riforma che dovrà basarsi su due concetti: riduzione della pressione fiscale, mantenendo la progressività.

Il problema dell'Italia sono riforme disegnate «con interventi parziali dettati dall'urgenza del momento, senza una visione a tutto campo che richiede tempo e competenza». Considerazione ancora più valida quando si tratta di toccare le tasse. «Il sistema tributario - ha spiegato il premier - è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all'altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli».

L'altra chiave per affrontare la riforma del fisco è quella della competenza di chi la deve attuare. «Le esperienze di altri Paesi insegnano che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un'imposta».

Draghi ha fatto l'esempio della Danimarca che riformò il fisco affidando il progetto a un gruppo di esperti. «La Commissione incontrò i partiti politici e le parti sociali e solo dopo presentò la sua relazione al Parlamento. Il progetto prevedeva un taglio della pressione fiscale pari a due punti di Pil. L'aliquota marginale massima dell'imposta sul reddito veniva ridotta, mentre la soglia di esenzione veniva alzata».

Chiara l'indicazione sul metodo. Inutile un intervento parziale. Come potrebbe essere una patrimoniale, ma anche l'introduzione di nuovi regimi fiscali speciali, con un'aliquota unica.

Devono essere chiari gli obiettivi. E Draghi li indica. «Va studiata una revisione profonda dell'Irpef con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività. Funzionale al perseguimento di questi ambiziosi obiettivi sarà anche un rinnovato e rafforzato impegno nell'azione di contrasto all'evasione fiscale».

Se quindi i tempi di una riforma non potranno che essere lunghi, gli obiettivi sono delineati. Non è sfuggito agli addetti al settore il fatto che il premier sul capitolo fiscale non abbia fatto riferimento alle raccomandazioni prese dell'Unione europea. Quelle che raccomandano ai governi, da anni, di spostare la tassazione dal lavoro alle cose e patrimoni.

Quindi, se Draghi rispetterà questo canovaccio, non dovrebbero piombare sui contribuenti aumenti dell'Iva o patrimoniali. Più probabile che si incarichi una commissione di esperti per ridisegnare il fisco, con l'obiettivo di abbassare la pressione fiscale e che poi sottoponga il progetto a governo, partiti e parti sociali.

Metodo e merito sono piaciuti agli addetti al settore. Per il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani è «giusto e condivisibile» il metodo. Ma anche il riferimento alla semplificazione. «Come professionisti impegnati quotidianamente nel dare attuazione a un fisco sempre più farraginoso e complesso, i commercialisti italiani non possono che apprezzare le parole che ha pronunciato a proposito della necessità di un intervento complessivo di riforma dell'intero sistema fiscale».

L'accenno a una riforma fiscale, che ha fatto uscire dall'agenda della politica ambizioni redistributive e il continuo richiamo alla patrimoniale è piaciuto ai partiti di centrodestra (Silvio Berlusconi ha incluso il fisco tra capitoli più apprezzati dell'intervento).

Apprezzamento anche a sinistra, compresa la Cgil di Maurizio Landini.

Dalle parole di Draghi non emerge comunque fretta nell'affrontare il capitolo fiscale, anche perché la sua maggioranza, una volta tradotte le idee in progetti concreti, potrebbe dividersi.

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