Dopo settimane di scontri e polemiche sul rigassificatore di Piombino, in provincia di Livorno (una nave ad hoc da installare nel porto a tale scopo), la prima vittima è l'appuntamento nazionale del Pd, previsto ad agosto proprio nella cittadina toscana, legato alla transizione energetica. Dal Nazareno è scattato il dietrofront. Ufficialmente per problemi di calendario: alcuni degli ospiti previsti non erano disponibili. Ma è possibile una coincidenza così strana e improvvisa? Oppure è più probabile che a far tirare indietro la gamba, al Pd, siano state proprie le tensioni, fortissime, di questi ultimi tempi, legati all'impianto?
Una cosa è certa: a dire "no grazie, non possiamo partecipare" sono stati proprio gli esponenti nazionali dem, che avrebbero dovuto partecipare alla kermesse. Ma la mossa non è stata apprezzata dal Pd piombinese, che come scrive il Tirreno accusa di "ignavia" i big del proprio partito. Simone De Rosas, segretario della federazione dem, è affranto perché considerava e considera il tema energia rinnovabile-transizione energetica di estrema attualità e importanza, non solo a livello nazionale ma anche per il territorio, con il progetto (sogno) di riconvertire l'area industriale dismessa dando un futuro a Piombino. Al contempo, però, De Rosas prova a gettare acqua sul fuoco e dice che il rigassificatore non c'entra nulla. L'annullamento, dice, "dipende solo dalla mancanza di tempo dei ministri, che non erano disponibili ad agosto". Sull'impianto tanto discusso conferma il proprio no, anche a nome del partito: "La città ha già dato molto, non possiamo chiederle altri sacrifici".
Sul tema il Pd è in forte imbarazzo. A Piombino ha già perso il Comune, dopo 50 anni di dominio incontrastato. Lo scorso 1° luglio, durante una grande manifestazione con tanto di "catena umana" organizzata per dire no al rigassificatore, il bersaglio numero uno non era Draghi e il suo governo ma Giani, presidente della Regione. Il motivo? Gli viene rimproverato di aver accettato di fare il commissario per la realizzazione di questo impianto, considerato strategico a livello nazionale. Molti sono dell'avviso che non avrebbe dovuto accettare senza poter pretendere precise garanzie. Da parte sua Giani prova a smarcarsi assicurando che non firmerà un’autorizzazione di 25 anni nel porto di Piombino.
Il governo intanto ha fretta, non vuole sentire storie. Entro i primi mesi del 2023 il rigassificatore deve essere funzionante. La nave aquistata da Snam, lunga 293 metri e larga 40, una volta e pieno regime potrà lavorare fino a 5 miliardi di metri cubi all’anno di gas. Non poco di questi tempi. Ma a Piombino ne fanno una questione di principio. "Vogliamo diritto di scelta, per noi e per i nostri figli - ha detto il sindaco Francesco Ferrari (civico sostenuto dal centrodestra) - e la scelta è no al rigassificatore che pregiudica la sicurezza, il futuro, l’economia, l’ambiente".
Vedremo come andrà a finire il braccio di ferro e come finirà lo scaricabarile. Perché una cosa è certa: da qualche parte queste navi dovranno essere posizionate e se nessuno le vuole, ci potrebbero essere seri problemi per il Paese.
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