Il consiglio dei ministri di martedì sera ha approvato a sorpresa la nuova stretta sul Superbonus, con ulteriori limiti alle agevolazioni per le ristrutturazioni. Il governo vuole «chiudere definitivamente l'eccessiva generosità di questa misura e mettere un punto finale per il 2023», ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, visti «i risultati devastanti per la finanza pubblica». E ieri ha scherzato con i cronisti: «A Pasqua starò col Superbonus, la mia maledizione». L'ultimo report dell'Enea di fine febbraio calcola una spesa a carico dello Stato di 114,4 miliardi, sette in più rispetto a gennaio. E per contenere la voragine si chiudono i rubinetti, anche se non per tutti, e tra le proteste dei costruttori e delle associazioni dei contribuenti. Il decreto dispone lo stop allo sconto in fattura e alle cessioni dei crediti per tutti i bonus edilizi che ancora li prevedevano, come per il Terzo settore, per le case popolari e per le zone terremotate. Ora saranno cancellati. Ristretto anche l'ambito di applicazione del bonus sulle barriere architettoniche.
Si salvano dalla tagliola solo i lavori per gli iter già avviati, cioè per chi ha presentato la comunicazione di inizio lavori asseverata (Cila), e nei condomini dove le ristrutturazioni siano state deliberate dall'assemblea. Tutele anche per i contratti già firmati. Al riparo i lavori per cui sia stato richiesto un titolo abilitativo in caso di demolizioni con ricostruzione. Se il titolo non è stato richiesto dovranno essere già iniziati i lavori o dovrà esserci un accordo vincolante tra le parti «per la fornitura dei beni e dei servizi oggetto dei lavori per cui sia stato versato un acconto sul prezzo» dell'intervento.
Il termine per caricare la documentazione richiesta è il 4 aprile 2024, perché entro quella data andrà certificato dal Mef l'ammontare delle opzioni esercitate e delle cessioni. Data tassativa, perché con il decreto legge approvato dal Cdm viene cancellata la possibilità per chi è in ritardo di presentare i documenti per accedere ai bonus con il pagamento di una piccola sanzione, entro il 15 ottobre 2024. Niente «remissione in bonis», dunque. Non solo. Scatta il divieto di utilizzo della compensazione dei bonus edilizi per i soggetti che hanno debiti con l'erario. A costoro i crediti d'imposta verranno sospesi e saranno compensati con i debiti. Poi, di fronte a molti casi di frode, ha spiegato Giorgetti, arriva anche una stretta sul credito d'imposta «Ace» per le aziende, che prevedeva sconti fiscali alle imprese che si rafforzavano patrimonialmente. Di fatto la possibilità di cessione del credito si riduce a una sola, e scatta la responsabilità di chi lo cede nelle ipotesi di concorso nella violazione. Aumentano poi i controlli preventivi.
Ma all'interno della maggioranza le sensibilità sul decreto sono diverse.
I parlamentari di centrodestra ieri avrebbero sondato Giorgetti sulla possibilità di modifiche, tra cui la reintroduzione della cessione del credito per chi deve ricostruire le proprie abitazioni nelle zone terremotate di Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio. Forza Italia: «Se vi sarà l'opportunità, cercheremo di apportare miglioramenti al provvedimento in Parlamento». Per ora il ministro non si sbilancia.
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