"Il rischio di una manina che sfila soldi alle Regioni"

Il ministro: "C'è anche una questione meridionale. È tempo che Nord e Sud si prendano per mano"

"Il rischio di una manina che sfila soldi alle Regioni"

Roberto Calderoli ha un sogno: «Essere ministro dell'armonia, mettere d'accordo nord e sud. C'è sempre stata una questione meridionale, mai superata e qualcuno ha esaltato l'opposizione con il nord, perché chi ci guadagna è Roma. Ora dico: secondo il principio di leale collaborazione, nord e sud si prendano per mano perché le esigenze sono diverse, ma c'è un reciproco interesse a crescere insieme».

Il centrodestra è tornato al governo e lei è ministro delle Lega per gli Affari regionali: è il momento perfetto per vincere la storica battaglia sull'autonomia?

«Credo di sì, anche perché 21 anni fa la riforma del Titolo V della Costituzione l'ha fatta il centrosinistra, che o si contraddice o deve applicarla».

Ma quanto è cambiata l'idea di autonomia che una volta aveva la Lega ?

«Io sono federalista da sempre, perché nel 50 mio nonno fondò il Movimento per l'autonomia di Bergamo, che poi si è evoluto in Movimento per l'autonomia delle regioni della Padania. Per me il cardine della vita è l'autonomia e il federalismo. Ho cercato di fare il federalismo fiscale, sono stato fermato da Monti, ora ci arrivo attraverso la strada delle competenze».

La legge attuativa per le autonomie, dopo 5 anni di attesa.

«Per me sono appunto 21 anni, ma 5 dai democratici referendum in cui le popolazioni di Veneto e Lombardia hanno chiesto l'autonomia. Per mantenere serenità d'approccio credo che serva un passaggio parlamentare con il parere della commissione Affari regionali. Anche perché alcune delle 23 materie trasferibili toccano la prima parte della Costituzione e i livelli essenziali di prestazioni, da garantire in tutto in territorio per rispetto dei diritti civili e sociali. Ne ho individuate 5, per la necessaria definizione dei Lep, che sottoporrò al governo».

Lei ha detto che sarà un caterpillar: ci spieghi il suo timing.

«Lunedì o martedì porterò il testo base alla Conferenza Stato Regioni, prima di Natale prevedo il passaggio in consiglio dei ministri, all'inizio del nuovo anno l'esame in parlamento e ho l' auspicio che si completi tutto entro il 22 ottobre del 2023, a 6 anni dal referendum. Altrimenti, sarebbe uno schiaffo ai cittadini di Lombardia e Veneto che sono andati in massa a votare».

Ha già incontrato i governatori di Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna...

«Si, ma al contrario di quello che scrive qualcuno, non sto lavorando solo con le regioni del nord che hanno richiesto l'autonomia, ma con tutte. Martedì, ad esempio, incontrerò il governatore della Calabria. È chiaro che per quelle regioni che non richiederanno ulteriori forme di autonomia nulla cambierà, anche se io mi auguro che saranno in tante a volerla. Per me, chi condanna l'autonomia differenziata dicendo di voler difendere il sud è razzista nei suoi confronti, perché è giusto dare a tutti la possibilità di crescere».

Quando dice che più di 300 miliardi di euro passeranno dallo Stato alle Regioni e che nei ministeri si preoccupano, che intende?

«Resistenze ce ne saranno, perciò dico: facciamo presto, perché quando i ministri si saranno insediati e i ministeri strutturati, prevarranno le logiche conservative dei grand commis, con il rischio di qualche manina».

La sua prossima battaglia sarà tornare a eleggere le Province?

È la mia posizione personale. Sono contrarissimo all'abolizione, c'è bisogno di una struttura intermedia ed è necessario reintrodurre l'elezione diretta del presidente e della giunta. La legge Del Rio è incostituzionale, un obbrobrio giuridico».

Sulle prime mosse del governo Meloni,a partire dai rave party, sono scoppiate molte polemiche. Come le giudica?

«Se il governo avesse fatto un decreto legge sull'acqua calda ci sarebbero state lo stesso, sono logiche che fanno male al Paese. Io sono molto soddisfatto di come è partito il governo, con il piede giusto rispetto ad altri che hanno tamponato aumenti di gas e benzina. Qui c'è una programmazione sull'energia e si chiede il coinvolgimento dell'Europa, con uno strumento tipo eurobond per ristorare le nazioni più colpite da guerra e speculazione».

Sulle ong taxi del mare e gli immigrati ha usato parole dure: come si affronta il problema, bloccando le navi?

«Quello che sta facendo il governo, i ministri Piantedosi e Salvini, per me va bene. Passa il messaggio per cui la gente inizia a non partire, poi ci sarà l'interlocuzione con gli Stati del nord Africa per arrivare ad arrivi solo regolari, attraverso i flussi d'immigrazione».

Si è parlato di un riposizionamento della Lega, oggi a Bruxelles nel gruppo Identità e democrazia, con un avvicinamento al Ppe, cui aderisce Forza Italia: oggi com'è la situazione?

«Eravamo più vicini 3 anni fa al Ppe, ora mi sembra un po' come la Moratti che parte dal concetto di centro e poi va verso sinistra.

Le elezioni nei vari Paesi hanno dimostrato con sonore sconfitte che il progetto è fallimentare, perché il centro è diventato sinistra. Come in Italia con il centrosinistra. Il collocamento della Lega rispetto a queste politiche europee non è assolutamente coincidente».

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