La riscossa militare di Kiev e la linea rossa della Nato "Mai una Crimea ai russi"

Affondata un’altra nave, distrutto un tank di ultima generazione. Con le armi occidentali gli ucraini pensano di poter vincere La Cia: "Putin non può perdere, raddoppia gli sforzi sull’offensiva"

La riscossa militare di Kiev e la linea rossa della Nato "Mai una Crimea ai russi"

«Quest'anno la tradizionale parata della flotta russa del Mar Nero per il 9 maggio si svolgerà vicino all'isola dei Serpenti, in fondo al mare». Ecco un esempio di morale alto. Quello ostentato ieri dalle forze armate ucraine dopo l'annuncio dell'affondamento di un'altra delle navi da guerra nemiche che erano state inviate a cannoneggiare Odessa dal largo. Il Comando operativo Sud di Kiev afferma di aver colpito mortalmente un'unità da sbarco, e ha giustificato il rifiuto di fornire dettagli sull'operazione chiarendo che «ora c'è una guerra, le precisazioni verranno quando sarà possibile».

Appena il giorno prima, Kiev aveva annunciato di aver colpito quella che dopo il clamoroso affondamento il 13 aprile dell'ammiraglia russa nel Mar Nero Moskva è la nave di massimo spicco tra la ventina attualmente schierate dalla Marina da guerra di Vladimir Putin: la modernissima e ben attrezzata Admiral Makarov. Sul destino di questa unità le due parti in conflitto continuano a fornire notizie contrastanti: fonti ucraine assicurano che, dopo essere stata colpita e incendiata da un missile Neptun, la Makarov stia finendo di bruciare a qualche decina di miglia dalle coste meridionali dell'Ucraina e da quelle romene, tanto che diversi elicotteri russi sarebbero stati inviati a salvarne l'equipaggio di circa 180 uomini; i russi, semplicemente, negano di aver notizia di proprie navi danneggiate (ma lo avevano già fatto con la Moskva) e lo stesso Pentagono evita di sbilanciarsi, il che può spiegarsi con il fatto che Washington non ha interesse a mostrarsi parte attiva in questi episodi bellici.

Rimane il fatto che, con quella di ieri, le unità navali russe messe fuori combattimento salirebbero a sei. Altri dati spiegano i toni ottimistici degli ucraini: su tutti quello di fonte britannica secondo cui le migliori unità dell'esercito russo stanno venendo decimate sul terreno insieme con i loro mezzi, il che implica che ci vorranno anni per recuperare. Ciò fa riflettere su quelli che potranno davvero essere gli sviluppi del conflitto. Kiev non si limita più a parlare di bloccare l'invasione: se da una parte il presidente Zelensky offre a Putin la pace in cambio della rinuncia ucraina alla Crimea, dall'altra fonti del suo governo hanno già lasciato intendere che già in giugno, una volta accumulato un adeguato arsenale grazie alle sempre più cospicue forniture occidentali, potrà cominciare una controffensiva volta alla riconquista dei territori perduti. Ma la Cia, con il suo capo William Burns, avverte: «Putin è in uno stato d'animo in cui crede di non poter permettersi di perdere, penso che sia convinto che raddoppiare gli sforzi gli consentirà di fare progressi».

È questa la premessa di un conflitto di lunga durata. Previsione confermata dallo stesso segretario generale della Nato. In un'intervista al quotidiano tedesco Die Welt, Jens Stoltenberg si dice certo che la guerra non finirà presto, «potrà durare forse mesi o anni», ma che l'Ucraina potrà vincerla grazie all'aiuto dell'Alleanza Atlantica. Nell'immediato, Stoltenberg teme che l'offensiva russa si dispiegherà con crescente brutalità e produrrà danni gravissimi, ma fa intendere che questa non è la «guerra per procura» dell'Occidente contro Putin, ma quella dell'intero popolo ucraino in armi contro un invasore che non dovrà averla vinta. Il numero uno della Nato insiste nel definire l'alleanza occidentale «parte non belligerante», e assicura che il rischio dell'estensione del conflitto è la prima preoccupazione. La Nato si limita a sostenere lecitamente, ricorda Stoltenberg con forniture d'armi dei suoi aderenti lo sforzo bellico di Kiev, e a inviare proprie truppe a rafforzare le capacità difensive degli alleati orientali, Polonia, Romania e Repubbliche baltiche in primo luogo.

Colpisce, comunque, la chiarezza delle sue parole in tema di prospettive di questo conflitto: «L'Ucraina deve vincere perché difende il suo territorio. I membri della Nato non accetteranno mai l'annessione russa della Crimea e ci siamo sempre opposti al controllo russo su parti del Donbass nell'Ucraina orientale». Insomma: nessun compromesso sull'integrità territoriale ucraina, e nessuna accettazione passiva delle pretese russe di annettersi le attuali conquiste.

Quanto alle minacce nucleari cui ha fatto allusione Putin, Stoltenberg le liquida come retorica: «Sono parole irresponsabili e avventate. La guerra nucleare non può essere vinta e non dovrebbe mai essere combattuta, neppure in Russia. In ogni caso ha sottolineato non vediamo cambiamenti nella strategia nucleare di Mosca».

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