
Lo abbiamo capito tutti: le parole pronunciate a Monaco da JD Vance non sono quel che si dice una sparata. Sono parole che intendono definire un nuovo assetto del mondo, un altro modo di stabilire chi sono, in politica e in geopolitica, i buoni e chi i cattivi, e cosa significhi essere buono ed essere cattivo.
Che le cose siano cambiate lo dice bene l'incidente tra Mattarella e Mosca. Solo due mesi fa le parole del nostro Presidente sarebbero suonate come un giusto ammonimento di fronte a un mondo in cui, ogni giorno di più, conta soltanto la forza. Oggi complicano un quadro già complicato. La novità è che l'Europa, davanti a questa offensiva carica di denaro e di armi, non potrà arroccarsi sulle sue posizioni. La conferenza-antivertice indetta da Macron sa già di vecchio e di sfascio. Un paese come la Francia, che è tra i fondatori di un'UE nella quale, per cultura, non ha mai creduto, organizza un meeting senza invitare una parte dei membri dell'Unione e invitando, viceversa, il bellicoso Regno Unito. Si cerca di innalzare un muro, insomma, da opporre ad altri muri. Mi sia permesso di dire: che delusione, che fine ha fatto la politica?
Qui sta il tema. Politico. Se l'Europa è allo sfascio, come ormai dicono in tanti, allora che cos'è l'Europa? Perché De Gasperi e altri visionari se la presero a cuore di fronte alle prepotenze (già allora) dell'alleato americano? Qual è la sua missione? Perché non possiamo farne a meno? Sono certo che anche tra gli euroscettici ci sia chi considera l'Europa - magari non l'UE, ma l'Europa - come un bene, allora è il caso di chiederci di quale bene, di quale patrimonio dobbiamo parlare.
Un antico detto francese con tema l'Europa e la cristianità recitava pressappoco così: «L'Italia ha il Papa, la Germania ha l'Imperatore, la Francia ha l'Università». In altre parole, Papato Impero e Università dovevano costituire i tre pilastri su cui fondare un'idea di Europa libera e pacifica. Ma con Lutero e lo scisma anglicano l'unità religiosa venne meno e il Papato perdette la sua centralità; così come, in un processo di lenta erosione, non solo l'Impero ma l'idea stessa di Impero si convertì, da immagine di un bene possibile, a emblema di sopraffazione, violenza e arbitrio. Toccare il tema dell'identità europea è pericoloso e divisivo. Ci fu chi, come il poeta romantico Novalis, già alle soglie del XIX secolo vedeva nella cristianità l'unica soluzione possibile, e fu bollato come reazionario. E ci fu chi, con grande fatica, provò nel 2003 a dare all'Europa una Costituzione volutamente laicista, che fu bocciata (e non per motivi religiosi) quattro anni dopo.
Tuttavia non tutto è perduto. Riprendendo il vecchio detto, se il Papa e l'Imperatore sono fuori dai giochi, resta l'Università, di cui temo non a caso si parla pochissimo, e che rappresentò il più grande fattore di rinascita della cultura nel nostro continente. Mi sarebbe piaciuto moltissimo scrivere un libro-reportage sulle più antiche e prestigiose università europee. Sarei partito da Salerno, avrei toccato Bologna e Padova, poi la Spagna (Palencia-Valladolid), la Germania (Tubinga, Heidelberg, Friburgo, Jena), la Francia (Parigi, Montpellier), la Gran Bretagna (Oxford, Cambridge), il Belgio (Lovanio, Anversa), l'Olanda (Leida), la Svezia (Uppsala), per terminare il mio viaggio in Estonia (Tartu). Ho amato questo progetto perché sono certo che proprio l'Università sia il valore aggiunto, imprescindibile, dell'Europa, la cui identità non è né ideologica né religiosa, ma culturale. Il suo cuore è la conoscenza, e io sono certo che un'idea di conoscenza come quella europea sia qualcosa di non esportabile, nemmeno in America, dove pure esistono grandi e prestigiose università. Dire Università comporta altre due parole: la prima è «umanesimo» e la seconda «educazione».
Umanesimo. Leggo che Elon Musk accetta, per le proprie aziende, solo personale con un qi superiore a 130. E senza essere pagati. Un esercito, insomma, di geni ma anche missionari, mossi da un compito quasi mistico. Tutti sappiamo che il concetto stesso di qi è vecchio, superato e non in linea con gli studi psicologici più avanzati. Non è una misura vera, insomma: però è un criterio di selezione, un criterio del tutto quantitativo. Musk misura il mondo secondo quantità, e vuole gente geniale e super-motivata perché pensa che il mondo abbia poco tempo a disposizione. Vero o no che sia, è con i numeri che intende correre ai ripari. E questa è l'America, a quanto pare. L'umanesimo dà meno importanza ai numeri ma è anche più razionale, forse più scettico dei numeri americani. Sa che la ragione non coincide sempre con i numeri, che l'uomo è qualcosa di difficile, e dunque è difficile rispettarlo e servirlo nel modo adeguato. L'umanesimo riflette sempre prima di stabilire quali sono i rami inutili da tagliare, perché non possiede la formula dell'utile e dell'inutile. Ma per lui (e per me) questa è la razionalità, quella vera. L'umanesimo diffida di un genio della fisica, della matematica, della musica - il genio degli specialisti lo insospettisce, perché anche Hitler e Stalin avevano a disposizione le più grandi menti del mondo. Un umanista è qualcosa di più di un uomo di genio, è un uomo di cultura, mai chiuso nel proprio particolare, ma capace di stabilire nessi tra quel particolare e il resto del mondo. Ed è un uomo che, perciò, vuole tempo, non può piegarsi alla fretta, anche se fosse l'ultimo istante della sua vita.
Ma per formare uomini così è necessaria l'educazione. Per questo l'Università - l'Università così come si è sviluppata e affermata da noi - è il nostro bene più grande, e va curata, finanziata, sostenuta (che sarebbe tra l'altro un buon modo per mettere in un angolo le baronie). Mi fa spavento quello che sento dire che in percentuale l'America spende nel campo formativo e educativo più dei paesi europei.
Vorrei dire, in tutta umiltà, che una simile disistima di quello che è il nostro bene più grande equivale a un «cupio dissolvi» di proporzioni immani; a un suicidio che JD Vance e quelli come lui non possono che ratificare.
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