Per il Pd è una riforma da rivedere, per Italia Viva addirittura da abolire, ma per Giuseppe Conte è invece da difendere. La prescrizione bloccata prevista dalla riforma Bonafede? «Non è un obbrobrio». Nella conferenza di fine anno a Villa Madama, una sorta di teoria del tutto, dove è stato capace di moltiplicare ministeri, annunciare 29 punti programmatici, sfidare ancora Matteo Salvini, il premier ha trovato spazio per parlare di giustizia e prendere le parti del M5s. Sulla prescrizione è insomma più giallo che rosso. Interrogato sul disegno di legge presentato dal Pd e che ha lo scopo di neutralizzare gli effetti della riforma del ministro Alfonso Bonafede che entrerà a regime dal primo gennaio, il presidente del Consiglio ha dichiarato: «Ritengo che una prescrizione che sia sospesa in prossimità del giudizio di primo grado non è un obbrobrio giuridico. C'è in Germania, c'è in Francia e in altri paesi. Sicuramente rischieremmo di andare in difficoltà se non introducessimo meccanismi di garanzia che assicurino la durata ragionevole del processo». Uno dei meccanismi, secondo Conte, è la riforma del processo penale «che è in dirittura d'arrivo».
Non è certamente la proposta Pd annunciata più come strumento per piegare i 5s («Non vorremmo mai utilizzarla» hanno confessato) che come soluzione per ripristinare un istituto giuridico che pure viene ritenuto principio di civiltà. E che non sia un rimedio, ma perché troppo poco incisiva, lo crede pure Italia Viva che ieri ha ufficialmente fatto partire le sue operazioni di sabotaggio. A condurle sono stati tre dei suoi protagonisti che, in maniera compatta, sono intervenuti per bocciare il testo del Pd, per annunciarne uno di loro pugno, per mettere all'angolo i 5s. Ettore Rosato: «Il disegno di legge dem non neutralizza per nulla gli effetti della riforma Bonafede, ci pare una modifica onestamente marginale e non risolutiva». Davide Faraone: «Non assisteremo a braccia conserte allo smantellamento di uno dei pilastri di uno stato diritto. Non escludo un nostro testo». Gennaro Migliore: «Non vorrei che la proposta dem fosse come lo ius soli, tanto declamato da Zingaretti e sospeso nel nulla». Italia Viva ha in realtà scelto di convergere, e votare, il ddl a firma Enrico Costa, deputato di Forza Italia: «Se non ci saranno novità che possano unire la maggioranza su una proposta che annulli gli effetti delle scelte fatte da Lega e M5s, voteremo il ddl Costa» ha rivelato Rosato.
Se il Pd, imbarazzato dalle risposte date da Conte, non ha potuto che ufficialmente tacere, l'opposizione non ha potuto che esultare. E infatti, in una nota diffusa dopo la conferenza del premier, Costa ha puntato il dito verso il Pd: «L'avvocato del popolo, difendendo la riforma Bonafede, nel giro di 24 ore assesta un sonoro ceffone al Pd ed alla sua proposta tardiva. Era prevedibile. Altrettanto scontata la fulminea ritirata dei Dem, che ieri avevano caricato la pistola con cui spararsi sui piedi».
Incalzato da Italia Viva, il Pd, ha in verità cercato di minimizzare le opinioni di Conte («Libero di pensarla così, ma avvocati e magistrati dicono il contrario») ma è cosciente che non può ulteriormente sopportare le rigidità del M5s e di Bonafede: «Non pretendiamo la loro abiura, ma non possiamo accettare i loro diktat». Sono queste le riflessioni che si fanno fra i democratici spaventati di chiedere al parlamento di risolvere le controversie che da alleati non riescono a dirimere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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