Ristoranti, trionfo Spagna e flop Italia

Vince il "Disfrutar" di Barcellona, tre locali iberici nei primi 4. I nostri chef arretrano

Ristoranti, trionfo Spagna e flop Italia
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È spagnolo lo chef numero uno al mondo. Anzi sono tre: Oriol Castro, Eduard Xatruch e Mateu Casañas. Sono allievi di Ferran Adrià, hanno lavorato per anni nel mitologico El Bulli, il ristorante che ha cambiato la storia dell'avangiardia culinaria mondiale, e ora lavorano al loro Disfrutar di Barcellona. Lo hanno deciso i 1.080 tra chef, ristoratori, giornalisti e viaggiatori gourmet che compongono la giuria internazionale del World's 50 Best Restaurants, per gli amici Fifty Best, l'oscar mondiale della gastronomia. La cerimonia di proclamazione si è tenuta nella notte italiana tra mercoledì e giovedì all'Encore Theatre del Wynn Hotel di Las Vegas, sede inconsueta per una manifestazione gastronomica.

Ha vinto la Spagna, dunque, che si è aggiudicata anche il secondo posto con Asador Etxebarri ad Atxondo, nei Paesi Baschi, di chef Bittor Arguinzoninz, quarto l'anno scorso; e il quarto posto con DiverXO a Madrid di Dabiz Muñoz, l'anno scorso terzo. In mezzo, al terzo posto, Table by Bruno Verjus a Parigi. Quindi i primi quattro posti sono tutti europei. Il primo ristorante al di fuori del vecchio continente è Maido a Lima, in Perù. Paese che piace molto ai critici gastronomici, visto che l'anno scorso ha trionfato sul palco di Valencia, nell'edizione 2023 del Fifty Best, Virgilio Martinez di Central, sempre a Lima, che quest'anno come da regolamento è stato «confinato» nel giardino dorato della hall of fame, la lista Best of the Bests nella quale figura anche Massimo Bottura, vincitore nel 2016 e nel 2018, unico per l'Italia.

Ecco, l'Italia. Non è andata molto bene per i nostri chef di vaglia. Si sperava molto in Riccardo Camanini di Lido 84 a Gardone Riviera, settimo l'anno scorso e molto amato dalla critica (tranne che dalla guida Michelin, che gli attribuisce appena una stella), da cui ci si attendeva un'ascesa verso l'empireo: scende invece al dodicesimo posto. Niko Romito, geniale chef del Reale di Castel di Sangro, che nel 2023 si era piazzato al sedicesimo posto, scivola al 19esimo mentre Mauro Uliassi di Uliassi a Senigallia precipita dal 34esimo al 50esimo posto. L'unico a guadagnare qualche posizione è Enrico Crippa di Piazza Duomo ad Alba, che risale dal 42esimo al 39esimo posto. Non c'è traccia di Milano nella classifica: Enrico Bartolini con il suo ristorante al Mudec di via Tortona l'anno scorso era all'85esimo posto nella lista 51-100 che viene svelata sempre con qualche settimana di anticipo. E visto che quest'anno non vi figurava si nutriva qualche speranza che fosse salito nella parte sinistra della classifica, invece è sparito nel nulla.

Fuori dai primi cinquanta anche Massimiliano Alajmo delle Calandre di Rubano, 41esimo nel 2023 e al 51esimo posto quest'anno, davanti a Norbert Niederkofler di Atelier Moessmer di Brunico, una new entry. Si spera che vada meglio l'anno prossimo quando la cerimonia e tutte le ricche attività collaterali di questa manifestazione monstre saranno ospitate da Torino (la scelta sarà ufficializzata nelle prossime settimane). Gioiamo invece per Jessica Rosval e Caroline Caporossi, canadese la prima e statunitense la seconda, che però lavorano a Modena, al ristorante Roots che impiega le donne straniere per avviarle al lavoro in cucina.

Un progetto sociale di grande impatto (quest'anno sono passate per Roots 43 donne di 17 differenti Paesi e il 95 per cento di loro ora lavora in un ristornate) riconosciuto al livello mondiale dal premio Champions of Change.

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