Dove non sono riuscite le politiche del lavoro, a nulla è servito lo sbarco di una multinazionale o il reddito di cittadinanza, di sicuro ha potuto lo spettro del Coronavirus. Ma quale «Resto al Sud», semmai «Mi rifugio al Sud». Il Paese si ribalta di colpo e una buona fetta di emigrati al Nord va all'inseguimento di lidi fantastici immuni al contagio. Con scuole, università, cinema e perfino il baretto sotto casa chiusi, il coprifuoco imposto lassù in Padania si contrappone al buen retiro consentito a certe latitudini, dove almeno non sei costretto a girare per le strade in mascherina, anche se è Carnevale. Chi non si sente sicuro nel suo ufficio milanese non apre il sito dell'Oms in cerca di spiegazioni scientifiche, ma quello di Ryanair a caccia di un volo per riabbracciare la famiglia d'origine.
Prendete in queste ore il ritorno in Puglia di tanti «cervelli in fuga», ma il discorso vale per tutte le altre regioni del Mezzogiorno. In tutti i paesi si rivedono facce che in genere incroci soltanto a Natale e nelle altre feste comandate, solo che stavolta la gente del posto quando incontra l'amico che vive a Lodi ci pensa su due volte prima di dargli la mano. E dentro casa l'entusiasmo per la sorpresa fuori stagione scema al primo starnuto, e se potessero le mamme di tanti fuorisede farebbero rassettare la stanza del figliol prodigo dall'équipe dello Spallanzani. Ma se a milanesi, torinesi e bergamaschi di momentaneo ritorno viene riservata un'accoglienza degna di un appestato (fino a tampone contrario), la colpa non è soltanto di chi, preso dall'ansia, in questi giorni sta guardando troppi speciali in tv. In Puglia è arrivata la «disposizione urgente in materia di Covid-19» firmata dal governatore Michele Emiliano, con cui tra le altre cose si invitano «tutti i cittadini che comunque rientrano in Puglia provenienti dal Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e che vi abbiano soggiornato negli ultimi 14 giorni, a comunicare la propria presenza nel territorio... al fine di permettere l'esercizio dei poteri di sorveglianza». Col risultato che ieri mattina era più facile riuscire a contattare il presidente cinese Xi che parlare al cellulare con il proprio medico di base. Studenti, impiegati di banca, operai e zie in visita ai nipotini si sono messi in coda negli uffici di Igiene e sanità pubblica dal Gargano al Salento, dove hanno diligentemente rilasciato nome, cognome, domicilio, data di arrivo e di partenza presunta alla fine dell'epidemia. «Mi raccomando, se nei prossimi giorni dovessero comparire sintomi influenzali, non esitate ad avvertirci... ma per telefono eh...!», spiegavano prudenti agli sportelli delle Asl.
Tra prevenzione e psicosi, il contagio più veloce è quello del sospetto che trasforma in potenziali untori tutti coloro che studiano e lavorano al Nord, in regioni già dilaniate dalla frattura tra chi è partito e chi è rimasto. Forse il «paziente 0» del Coronavirus è proprio il buonsenso. E oggi non si sente tanto bene.
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