Tensione e protesta. Ad Agrigento è caos di migranti, per lo più tunisini, che non vogliono sottostare alle regole. E le dettano, e se le richieste non sono accolte è rivolta. Così è stato martedì sera al centro di accoglienza di viale Cannatello, Villaggio Mosè, dove 65 tunisini, dopo un giorno di tensione, hanno dato vita a una rivolta con materassi incendiati e oggetti scagliati contro i poliziotti, tre dei quali, del Reparto mobile di Palermo, sono rimasti feriti. Come da copione, a rimetterci sono le forze dell'ordine, che possono solo difendersi. A poco e nulla serve la «solidarietà e vicinanza» del ministro dell'Interno Lamorgese, che ha parlato di «aggressioni intollerabili alle forze di polizia che stanno operando con dedizione e professionalità». Il risultato è che i poliziotti sono dovuti ricorrere a cure mediche e alcuni tunisini sono scappati violando la quarantena. Saranno sparsi sul territorio, così come tanti destinatari del foglio di via scesi dalle navi quarantena. È uno schiaffone che il governo molla alla Sicilia che sta affrontando un incremento di casi di covid 19. «I migranti ospiti del centro quarantena sono stati trasferiti in un'altra struttura dove ultimeranno il periodo di sorveglianza sanitaria», spiega il prefetto di Agrigento Maria Rita Cocciufa. Oggi, «le tre persone positive al coronavirus verranno trasferite a Palermo dove saranno imbarcate sulla nave Aurelia. La struttura del Villaggio Mosè verrà pertanto chiusa».
«Di che parliamo se i cittadini devono indossare la mascherina e i migranti girano indisturbati. Di quale solidarietà parliamo se noi rischiamo ogni giorno di essere aggrediti o contagiati? dice un poliziotto - Che ci fanno i tunisini nei centri di accoglienza, visto che non ne hanno diritto, ma usufruiscono di vitto e alloggio a spese degli italiani e, non paghi, si ribellano alla quarantena?». Quanto è accaduto ad Agrigento non è un fatto isolato, nel tempo sono diverse le rivolte inscenate per garantire la fuga di soggetti da rimpatriare. Nel caso del Villaggio Mosè, i tunisini che avevano terminato la quarantena chiedevano il trasferimento altrove, chi la scontava era stufo. Così, dopo avere incendiato un materasso sulla scala antincendio, hanno tirato contro i poliziotti estintori, reti dei letti, parti di finestre, sassi e alcuni sono fuggiti.
«Abbiamo denunciato già a giugno le difficoltà di gestione del centro alla Commissione Schengen denuncia Stefano Paoloni, segretario generale del Sap - Nulla è cambiato. Al piano superiore della struttura ci sono civili abitazioni. Ciò evidenzia l'inidoneità del centro. Il cerino resta sempre in mano alle forze dell'ordine che devono gestire le criticità». Sul caso interviene anche Valter Mazzetti, segretario generale della Fsp: «Queste vicende si verificano con frequenza allarmante, ma sono vissute come normali. È inaccettabile. Si dovrebbero rivedere i sistemi di sorveglianza in queste strutture che sono bombe ad orologeria sul piano sanitario considerata l'emergenza coronavirus, ma anche sociale e dell'ordine e sicurezza pubblica. Ciò che più ci preme è l'apparente assoluta indifferenza per le condizioni di lavoro delle forze dell'ordine, abbandonate completamente a rischi elevatissimi. La problematica della gestione dei migranti viene scaricata totalmente sulle loro spalle. La politica dell'immigrazione compete a chi ci governa, ma non è ammissibile fingere di poterla sostenere a prezzo della salute degli operatori in divisa».
Salvini su Facebook commenta: «Per il governo è tutto sotto controllo e
si aboliscono i decreti sicurezza». La Meloni: «È il paradosso di un governo che da un lato annuncia di voler limitare libertà degli italiani e dall'altro spalanca porti e tollera questi comportamenti da chiunque arrivi».
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