Patricia Tagliaferri
Roma «Giovani da promuovere. Velocemente. Nomi noti. Sempre i soliti». L'ennesima resa dei conti grillina corre su Facebook, ma si consuma a Roma, sui trasporti della capitale, con uno scambio di accuse velenoso tra il direttore generale dell'Atac, Bruno Rota, che proprio ieri aveva denunciato in un'intervista al Corriere della Sera la situazione drammatica della municipalizzata romana schiacciata dai debiti, e il grillino Enrico Stefàno, presidente della commissione Mobilità e vicepresidente dell'Assemblea capitolina, inchiodato dal manager a sospetti gravissimi per lui e per i Cinque Stelle, nemici giurati di spintarelle e favoritismi.
A sparigliare le carte è stata l'intervista choc di Rota, che dopo aver lavorato all'Iri e risanato i trasporti milanesi, era stato imposto alla guida dell'Atac proprio dai vertici nazionali del M5S per tentare l'impresa impossibile di risollevare un'azienda con un buco da 1.350 milioni e un tasso di assenteismo record. A un passo dal crac e dove si fa fatica anche a pagare gli stipendi. Parole del dg: «Pesantemente compromessa e minata da un debito enorme accumulato negli anni scorsi» e per di più «con gente che non arriva a tre ore di guida». Fin qui il resoconto in prima persona della disastrosa gestione della capitale. Non solo rifiuti e acqua, ma anche trasporti.
Ma il grido di allarme di Rota, che nell'intervista chiedeva interventi urgenti per far fronte alla situazione di insolvenza paventando anche una procedura fallimentare, si è trasformato in un attacco durissimo, via Facebook, ai Cinque Stelle che governano la capitale quando Stefàno lo ha criticato, ricordandogli che in Atac ha sempre avuto carta bianca e che «avrebbe potuto rimuovere i dirigenti responsabili del disastro e quelli inutili». Il direttore generale gli ha immediatamente risposto per le rime, con un post che allunga ombre pesanti, non solo sul presidente della commissione Trasporti, e che di fatto sembra voler anticipare il suo addio alla municipalizzata: «So del vivo interesse del consigliere Stefàno alle soluzioni della società Conduent Italia che si occupa di bigliettazione e che mi ha invitato ad incontrare più volte. Più che di dirigenti da cacciare, lui e non solo lui, mi hanno parlato di giovani da promuovere. Velocemente. Nomi noti. Sempre i soliti. Suggerisco a Stefàno, nel suo interesse, di lasciarmi in pace e di rispettare chi ha lavorato. Onestamente. Sempre i soliti».
La lite tra Rota e Stefàno, se le accuse del manager saranno confermate, rischia di diventare un caso nazionale per il Movimento, che ha fatto dell'onestà e la trasparenza la sua bandiera.
Mentre la politica si interroga e il Pd chiede le dimissioni di Stefàno («è inaccettabile che mentre l'Atac si dibatte tra difficoltà conclamate il vicepresidente dell'assemblea capitolina si è prodigato nel chiedere promozioni e per favorire una società»), il caso potrebbe anche finire all'attenzione della Procura di Roma, perché il senatore Andrea Augello e l'onorevole Vincenzo Piso presenteranno un esposto.
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