Papa e cardinali senz'acqua. Rubinetti asciutti a Palazzo Chigi e nei ministeri ma anche negli ospedali, nelle case di cura. Persino i vigili del fuoco potrebbero restare a secco. E un danno irreparabile per l'immagine di una capitale del turismo.
È uno scenario apocalittico quello che viene prospettato dai responsabili dell'azienda Acea come conseguenza dello stop imposto alla captazione del Lago di Bracciano a partire dal prossimo 28 luglio. Uno stop dicono dalla Regione causato dalla «violazione delle prescrizioni» che sarebbe stata perpetrata dall'azienda, controllata dal Campidoglio, che avrebbe continuato a prelevare acqua nonostante il lago sia sceso sotto la quota minima di 161,90 metri. Immediata la replica di Acea che respinge qualsiasi accusa e avverte che senza il prelievo dal lago di Bracciano sarà impossibile in una settimana trovare soluzioni alternative al razionamento che riguarderà un milione e mezzo di romani coinvolgendo anche, afferma il presidente di Acea, Paolo Saccani, «tutte le attività turistiche, i palazzi delle istituzioni, lo Stato della Città del Vaticano». Nei prossimi giorni verrà definito un piano di emergenza ma è certo che la chiusura dei rubinetti per almeno 8 ore al giorno continuative sarà inevitabile. Dove? I quartieri coinvolti saranno molti come è facile immaginare visto che si parla di un milione e mezzo di romani.
Eppure, fa notare qualcuno, solo l'8 per cento di tutto il fabbisogno di acqua della capitale arriva dal bacino laziale. Il volume d'acqua immessa in rete a Roma è di circa 500 milioni di metri cubi annui e gli abitanti serviti tra la capitale e gli altri comuni laziali sono 3,7 milioni. L'approvvigionamento idrico, gestito dalla società Acea Ato2 Lazio centrale Roma, è assicurato per l'85 per cento da sorgenti, per il 12 da pozzi e per il 3 da fonti superficiali. Grandi sorgenti come Peschiera e Acqua Marcia e pozzi come Finocchio e Pantano Borghese. E poi il lago di Bracciano.
Come mai lo stop alla captazione pesa così tanto? Acea fa sapere che preleva da Bracciano 1.100 litri al secondo coprendo un fabbisogno che corrisponde a quello di una città di 400.000 abitanti. E dato che lo stop inevitabilmente incide sul sistema idrico generale ecco che sarà inevitabile chiudere i rubinetti in un'area molto vasta, coinvolgendo diversi Municipi che però, spiegano da Acea, ancora non sono stati individuati perché la mappa delle zone a rischio indicata dalla multiutility nel giugno scorso riguardava i cali di pressione e le conseguenze della scarsa pioggia non lo stop dei rifornimenti da Bracciano. È proprio questo stop, denuncia Acea che da una situazione di crisi idrica farà precipitare Roma in una vera e propria emergenza. Il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti si dice pronto «ad attivare sia le procedure a sostegno del settore agricolo che l'eventuale stato di emergenza da parte della Protezione Civile, su richiesta regionale».
La crisi idrica va avanti da mesi visto che quest'anno ha piovuto il 70 per cento in meno rispetto al passato recente quindi ci si chiede perché Acea non sia corsa prima ai ripari in tempo.
Si fa notare che il 44 per cento dell'acqua viene dispersa per il cattivo stato degli impianti. La media italiana della dispersione è del 40 per cento, replica Acea, che conta di chiudere il monitoraggio dei 5.400 km di rete entro l'anno.
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