Ha fatto piuttosto rumore nel mondo della critica gastronomica un articolo di qualche giorno fa in cui il Gambero Rosso ha mosso delle critiche severe al nuovo ristorante che si avvale della consulenza di uno degli chef più affermati della scena italiana, Niko Romito, al Bulgari Hotel di Roma.
A suscitare tanto scalpore il fatto che Romito sia uno dei geni conclamati della cucina italiana. Una cena al suo Reale di Castel di Sangro lo scorso dicembre è stata per me il pasto di gran lunga più emozionante non solo del 2022 ma forse dell'intero post-Covid. Ma anche il fatto che ormai le stroncature nel mondo del giornalismo enogastronomico sono merce sempre più rara, ciò che ha suscitato un dibattito vivo.
Detto che il collega che ha redatto la cronaca di una cena a suo dire sfortunata, Lorenzo Ruggeri, è bravo e stimato, è certo difficile adesso scrivere del ristorante prescindendo dal suo resoconto. Ma dal momento che anche io, qualche settimana fa, mi sono trovato a provarlo, dirò la mia.
La location è mozzafiato, siamo sul terrazzo di un palazzo nella metafisica piazza Augusto Imperatore oggetto di un restauro kolossal, nel pieno centro capitolino. La vista è sul potente Mauseoleo di Augusto e sulla modernista Ara Pacis di Richard Meier. Un luogo incantatore che fa pregustare un'esperienza memorabile, che alla resa dei conti viene un po' a mancare. È il servizio soprattutto in affanno, c'è qualche confusione, qualche sovrapposizione, qualche silenzio nella spiegazione dei piatti, ma nulla che non si possa superare dopo un adeguato rodaggio. I piatti che Emilio Di Cristo, già sous chef del Bulgari Resort Dubai, scelto da Romito per l'apertura romana, sono invece decisamente riusciti. La Melanzana glassata con pomodoro, basilico, capperi e olive gioca spericolatamente con i toni dell'amaro, ma è assai stimolante. Le Linguine di semola, aragosta e gamberi rossi sono godimento puro come anche il Maialino croccante con salsa all'arancia.
Certo non c'è il pensiero profondo e la ricerca ossessiva che Romito pratica nel suo laboratorio abruzzese, ma qui lo scopo è esibire una cucina italiana contemporanea e standardizzata verso l'alto a un pubblico internazionale. Da questo punto di vista l'obiettivo è decisamente raggiunto. Per il resto c'è tempo.AnCu
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