Sulla diffusione del coronavirus nelle Rsa meneghine la posizione della Regione Lombardia continua ad essere netta: la creazione di aree dedicate ai pazienti positivi al Covid è stata decisa su proposta dei tecnici. "Sono stati i nostri esperti a dire che, a determinate condizioni, e cioè che esistessero dei reparti isolati dal resto della struttura e che ci fossero dei dipendenti dedicati esclusivamente ai malati Covid, la cosa si poteva fare", ha ribadito il governatore leghista Attilio Fontana venerdì scorso a Mattino Cinque. "Le case di riposo che avevano queste condizioni – aveva aggiunto - hanno aderito alla proposta".
Una decisione che, ha detto oggi il presidente della regione italiana con il più alto numero di contagi a Radio Padania, è stata presa "anche nel Lazio". "Però – ha protestato Fontana – al governatore del Lazio non è stato fatto alcun tipo di contestazione". Anche nella regione governata da Zingaretti nelle scorse settimane la decisione di creare reparti Covid all’interno di alcune Rsa del territorio ha suscitato polemiche.
L’annuncio era stato pubblicato sul sito della Regione Lazio il 28 marzo scorso e invitava "i titolari di strutture residenziali per persone non autosufficienti, anche anziani, in possesso dei requisiti minimi autorizzativi purché in grado di garantire quelli del livello estensivo, a manifestare la disponibilità ad accogliere pazienti Covid positivi che non necessitano di ricovero in ambiente ospedaliero, all’interno di strutture ovvero di nuclei dedicati".
Così diverse Rsa del Lazio sono state trasformate in reparti Covid a bassa intensità, come è successo, ad esempio, alla Nomentana Hospital, dove, nel reparto allestito al terzo piano dell’edificio, dopo la scoperta di 22 pazienti positivi al coronavirus sono stati trasferiti anche i 49 anziani infettati nella casa di riposo di Nerola. A contrarre il virus all’interno della struttura sono stati poi anche 29 operatori sanitari.
Ma la replica della giunta Zingaretti al governatore lombardo è secca: "Quell'avviso pubblicato sul sito regionale aveva come obiettivo di individuare quelle Rsa disponibili a diventare centri Covid, ossia luoghi che avrebbero ospitato esclusivamente pazienti contagiati che non necessitavano di ricovero ospedaliero, questa scelta è stata fatta proprio per isolare totalmente i contagiati e contenere la diffusione del virus".
“Nessuna promiscuità tra positivi e negativi, nessuna facilità nel contagio, nessun caso Lombardia nel Lazio", tagliano corto dalla regione governata dal leader del Pd, dove però si moltiplicano i focolai nelle case di cura. L'ultimo comune a finire blindato è stato Campagnano di Roma, dopo la scoperta di un cluster in un centro riabilitativo per anziani. Sui casi di coronavirus nelle Rsa laziali sono stati aperti diversi fascicoli dopo le denunce dei parenti dei ricoverati.
E l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, rilancia: "Fontana non si permetta di mistificare, nel Lazio si sono create Rsa esclusivamente Covid per pazienti positivi che secondo le indicazioni cliniche non necessitano di ricovero ospedaliero". "Lunedì – annuncia - ne apriremo una interamente pubblica a Genzano di Roma". "Capisco le enormi difficoltà di Fontana, ma dire che la Lombardia è come il Lazio è una mistificazione", ha tagliato corto.
Intanto il governatore lombardo è tornato a spiegare che la scelta di ricoverare pazienti Covid in alcune Rsa è
stata obbligata. "Non avevamo più posti negli ospedali", aveva detto Fontana nei giorni scorsi, chiarendo a Radio Padania come il problema delle Rsa non sia "lombardo, laziale o italiano, ma europeo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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