Rubio in Centro America. Dai migranti a Panama più bastone che carota

Il segretario di Stato visita la regione. I governi temono lo stop agli aiuti

Rubio in Centro America. Dai migranti a Panama più bastone che carota
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Marco Rubio sbarca in America centrale con un bagaglio ricco di dossier strategici definiti da Donald Trump priorità per la sicurezza nazionale: lotta ai migranti clandestini e traffici illeciti, commercio e catene di approvvigionamento, e ultimo, non in ordine di importanza, la competizione con la Cina nel cortile di casa. Il primo viaggio come segretario di Stato inizia da Panama, dove Rubio è arrivato ieri, per proseguire in El Salvador, Costa Rica, Guatemala e Repubblica Dominicana: «La leadership Usa è tornata nell'emisfero occidentale e siamo pronti a schierarci con i nostri partner regionali. Mettere l'America al primo posto significa prestare maggiore attenzione al nostro emisfero», dice il titolare di Foggy Bottom, sottolineando che «la nostra politica estera si è concentrata per troppo tempo su altre regioni trascurando la nostra, perdendo opportunità, partner e amici. Tutto questo finisce ora». «I Paesi che visiterò in questo viaggio trarranno tutti enormi benefici da una maggiore cooperazione con gli Stati Uniti», prosegue. Poco prima dell'arrivo di Rubio a Panama, The Donald ha insistito nel dire che «gli Stati Uniti si riprenderanno il Canale. È il progetto più costoso che abbiamo mai realizzato e per farlo abbiamo perso 38.000 uomini. È davvero una delle meraviglie del mondo. Non l'abbiamo dato alla Cina, lo abbiamo dato a Panama. E lo riprenderemo».

Dopo la raffica di minacce del tycoon, il segretario di Stato ha ora il compito di ottenere la cooperazione dall'America Latina, e la visita arriva durante un periodo di tensione per la regione alle prese con le potenziali ripercussioni economiche delle politiche trumpiane, dalle deportazioni di massa alla sospensione degli aiuti esteri. Centrale nei colloqui di Rubio è l'immigrazione, sullo sfondo del confronto tra Trump e il presidente colombiano Gustavo Petro di domenica scorsa. «Dobbiamo lavorare con i Paesi di origine per fermare e scoraggiare ulteriori flussi migratori e accettare il ritorno dei loro cittadini presenti illegalmente Usa - afferma Rubio -. Alcune nazioni stanno collaborando con noi con entusiasmo, altre meno. Le prime saranno ricompensate». La discussione sul Canale è ovviamente «una priorità», così come gli sforzi di frenare l'influenza della Cina nella regione, e ostacolare il flusso di droga, in particolare il Fentanyl, negli Stati Uniti. Mentre i Paesi latinoamericani vogliono mantenere lo status quo nelle loro relazioni con Washington: tenere aperti gli scambi commerciali e i rubinetti dell'assistenza estera, conservare gli investimenti americani.

Una delle richieste più importanti di Rubio sarà probabilmente quella che questi Paesi firmino accordi di «terzo paese sicuro», per accettare i richiedenti asilo provenienti da altre nazioni che cercano rifugio negli Usa.

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