
Da una parte la seconda carica dello Stato che nega tutto: «Non ho mai parlato - dice Ignazio La Russa - e ripeto mai, con Enrico Pazzali né tantomeno con imprecisati carabinieri, dei fatti di cui è stato accusato mio figlio Leonardo». Dall'altra, una serie di verbali in cui l'inchiesta milanese sugli spioni di Equalize incrocia la vicenda che vede il figlio del presidente del Senato indagato per violenza sessuale ai danni di una coetanea. E in cui viene chiamato in causa, oltre a La Russa, anche un alto funzionario dei nostri servizi segreti, che si sarebbe attivato per scoprire se la Procura milanese stava indagando sul presunto stupro.
L'esistenza di verbali in cui Sam Calamucci, l'hacker di punta della squadra di Equalize (l'azienda posseduta da Enrico Pazzali, presidente della Fiera di Milano) racconta di due chiamate ricevute in sua presenza da Pazzali è stata anticipata ieri dal Fatto Quotidiano. Entrambe le chiamate arrivano a Pazzali il giorno stesso - il 19 maggio 2023 - in cui la ragazza che ha appena passato la notte con La Russa junior si presenta in ospedale per farsi visitare. La prima chiamata sarebbe di un certo «Ignazio», la seconda di un carabiniere che chiede a Pazzali di attivarsi, anche verificando la planimetria dell'appartamento dove vive la famiglia La Russa.
La reazione del presidente del Senato è secca: del presunto stupro «non avrei potuto parlarne con alcuno fino a quando (ben 40 giorni dopo) ho appreso dai giornali dell'accusa e della denuncia presentata dalla ragazza». È la versione che La Russa ha sempre fornito fin da quando l'inchiesta a carico di suo figlio è diventata di dominio pubblico. La richiesta dell'esponente di Fratelli d'Italia è, a questo punto, che sia la Procura di Milano a fare chiarezza, depositando i verbali degli «spioni» di Equalize.
La richiesta potrebbe presto venire accolta (almeno in parte), perché martedì prossimo scade il provvedimento con cui il pm Francesco De Tommasi ha secretato le prime confessioni di Calamucci e di Carmine Gallo, l'ex superpoliziotto che era alla testa di Equalize. Cosa c'è davvero in quei verbali? La Procura di Milano si trincera dietro un no comment, limitandosi a dire che dai tabulati telefonici «finora» non emergono chiamate da La Russa a Pazzali. Ma, a quel che risulta al Giornale, a riferire ai pm delle due telefonate arrivate a Pazzali quel giorno sono sia Calamucci che Gallo. E qualche conferma indiretta su una chiamata di La Russa sarebbe venuta anche da Antonio Rossi, dirigente di una società di consulenza belga, allora in trattativa (poi naufragata) per aprire una sede a Londra di Equalize.
La scena che Gallo e Calamucci descrivono è sostanzialmente identica: le chiamate che arrivano, Pazzali che trasecola. Soprattutto dopo la seconda telefonata, quella che nei verbali viene attribuita dai due non a un carabiniere ma a un dirigente di primo piano dei servizi segreti. È lui, dicono Gallo e Calamucci, a chiedere come è fatta la casa di La Russa, di cui Pazzali è notoriamente amico. Anche lo 007 indicato come autore della telefonata è da sempre in ottimi rapporti con Pazzali.
A questo punto ci sono solo due possibilità. La prima è che Gallo e Calamucci si stiano inventando tutto, a costo di mettere a rischio la credibilità delle confessioni torrenziali con cui stanno cercando di limitare i danni.
La seconda è che in qualche modo la decisione della ragazza di presentarsi alla clinica Mangiagalli per venire sottoposta alle visite ginecologiche (raccontando in ospedale dove era avvenuto il rapporto sessuale) sia arrivata praticamente in diretta ad apparati dello Stato. Che dovrebbero in questo caso spiegare con quali fini si siano dati immediatamente da fare.
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