Sala segue l'esempio di Pisapia. Resta intoccabile chi "okkupa"

Sala segue l'esempio di Pisapia. Resta intoccabile chi "okkupa"

Milano - «Occupare per necessità non è reato». Con questo slogan pronunciato dall'allora assessore alla Casa della giunta Pisapia Lucia Castellano inizio la storia di amore tra l'amministrazione arancione guidata da Giuliano Pisapia e i centri sociali. Un anno dopo la promessa di legalizzare il Leoncavallo, storico squat. Con l'elezione nel 2011 dell'ex parlamentare di Rifondazione, infatti, venne stipulato una sorta di patto non scritto con gli autonomi per una moratoria sugli sgomberi. Patto mica troppo segreto viste anche le dichiarazioni che seguirono, come l'annuncio della legalizzazione del Leoncavallo, mai realizzata, e la vicenda di Macao, il collettivo di artisti che occupò nell'ordine la torre Galfa, Palazzo Citterio e le palazzine liberty di proprietà del Comune (che occupano ancora, in attesa del processo di «legalizzazione»). È lunga la lista di centri sociali, case occupate, palazzine prese con al violenza e ostaggio da decenni degli abusivi che non sono mai state «toccate» dalle forze di polizia. Tanto che quando vennero sgomberati lo Zam e il Lambretta nel 2014 su ordine della Questura, davanti a Palazzo Marino scoppiò il finimondo. I rappresentanti del mondo no global eletti in Comune vennero presi d'assalto e additati come traditori. Ma la love story con collettivi e centri sociali è proseguita con l'amministrazione Sala che nonostante le presentazioni, si è dimostrato amico dei compagni tanto quanto.

«Quei centri sociali che hanno intenzione di regolarizzare la loro posizione mi avranno sempre al loro fianco. C'è centro sociale e centro sociale» sentenziò solo lo scorso luglio, riferendosi alla legalizzazione del Leoncavallo. Ma non sembra che nel frattempo ne abbia sgomberati molti.

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