
Buone notizie dall'Istat per il lavoro: a gennaio ci sono stati 24 milioni e 222mila occupati. Non solo. Su base mensile il tasso di occupazione cresce al 62,8%, il livello più alto dall'inizio delle serie storiche (gennaio 2004). Su base annua, l'occupazione aumenta del 2,2%, con 513mila occupati in più. «Numeri importanti, che confermano la crescita dell'occupazione e il buon andamento del mercato del lavoro. Ma sappiamo che possiamo e dobbiamo fare ancora di più», ha commentato sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Le cifre pubblicate dall'Istat e relative a gennaio vedono scendere il numero delle persone in cerca di lavoro (-0,6%): il calo interessa gli uomini e tutte le classi d'età, con l'eccezione dei 25-34enni per i quali il numero di disoccupati cresce mentre tra le donne il valore rimane stabile. Il tasso di disoccupazione diminuisce al 6,3% (-0,1 punti), quello giovanile al 18,7% (-0,3 punti). Rispetto a gennaio 2024, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-10,7%, pari a -194 mila unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,3%, pari a -158 mila). A gennaio, rispetto al mese precedente, la crescita degli occupati si associa dunque alla diminuzione dei disoccupati e degli inattivi.
Secondo l'Ufficio studi di Confcommercio si tratta dell'incremento più significativo dall'estate del 2021. «Non mancano aspetti da monitorare con attenzione. La fascia d'età tra 35-49 anni vede crescere il tasso di inattività, confermandosi come uno dei segmenti meno reattivi; i miglioramenti sul versante dell'occupazione femminile restano un punto debole, continuano a essere troppo contenuti. Il permanere di dinamiche positive potrebbe spingere le famiglie ad assumere atteggiamenti di consumo meno prudenti», viene aggiunto.
Sul fronte dei conti pubblici, il rapporto debito/Pil dell'Italia si è chiuso a fine 2024 con un valore pari al 135,3% che è inferiore di 19
punti percentuali rispetto al picco del 2020. Il deficit 2024 è già quasi sceso sotto la soglia del 3%, essendosi fissato in un -3,4% grazie ad un avanzo primario dello Stato di 9,6 miliardi che corrisponde allo 0,4% del Pil.
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