Il sogno del Ponte ha fatto il giro del mondo. E a quanto pare ha incuriosito i ministri dei Trasporti del G7, convenuti a Milano per tre giorni. Lunghe sessioni, nelle sale di Palazzo Reale, dedicate a decarbornizzazione e sostenibilità, ma anche ad analizzare questa o quella crisi in uno scenario di guerra, ma anche domande sulla grande opera che il vicepremier Matteo Salvini vuole realizzare. «Il Ponte sullo Stretto è uno dei temi su cui più mi hanno chiesto informazioni - spiega in conferenza stampa Salvini - Lo fate?, Quando partite?, Quando lo inaugurate? Ho già invitato la commissaria Aldina Valean nel 2032». Che poi dovrebbe essere l'anno, lontano ma già dietro l'angolo, in cui il Ponte sarà percorribile. «Ma contiamo di partire con i cantieri nel 2024». Nessuna paura che il progetto si impantani da qualche parte, come è successo nei decenni precedenti. Salvini ci mette la faccia e rilancia: «Le piccole polemiche locali a livello globale sono solo rumore di fondo, mentre le grandi opere all'estero sono viste come qualcosa di assolutamente necessario».
Insomma, il partito del Ponte, non così ben visto in Italia, avrebbe sostenitori di rango internazionale, compresi alcuni degli ospiti arrivati sotto la Madonnina da Stati Uniti, Canada, Giappone, Francia, Germania e Gran Bretagna, oltre naturalmente alla rappresentanza della Ue guidata appunto da Valean. A Palazzo Reale si firma un documento sul futuro della mobilità, ma Salvini tiene banco riaccendendo le polemiche sulla casa green, appena approvata con il voto contrario di Italia e Ungheria. Il ministro Giancarlo Giorgetti, preoccupato, aveva posto una domanda semplice semplice: «Chi paga?» Il vicepremier la ripropone in fotocopia: «Chi paga?» Salvini attacca frontalmente il provvedimento nuovo di zecca: «È la casa black. È una tassa. L'ennesima eurotassa, non c'è bisogno di ritassare la casa, noi come ministero stiamo cercando di stimare il costo, leggevo oggi su alcuni giornali che si va da un minimo di 30 mila a un massimo di 80 mila euro per 5 milioni di famiglie nei prossimi anni». A questo punto tornano le parole del ministro dell'economia: «Ha fatto bene Giorgetti - e lo dico a nome del governo ma anche della Lega, visto che lui è vicesegretario della Lega e in totale sintonia con il segretario - a chiedere chi paga?» nsomma, la casa che sarebbe black e non green serve anche per raccontare un Carroccio compatti intorno al leader, senza fronde e ribaltoni in vista. Il discorso si trasforma in una requisitoria politica contro i vertici della Ue, a nemmeno due mesi dal voto: «Tutto bello: cambia la moto, cambia la macchina, il furgone, il camion, i serramenti, la caldaia, il tetto, ma chi paga? Penso sia un colpo di coda di una Commissione con le idee confuse».
Dalla casa green al salva casa il passo è breve: «Noi come governo abbiamo un approccio totalmente diverso. All'eurotassa sulla casa stiamo rispondendo con un salva casa che fa l'esatto contrario, tende a sanare, regolare, liberare tutto quello che è all'interno degli immobili. Non la villetta abusiva, ma milioni di camerette, l'antibagno, la porta, il muro in cartongesso».
Per il resto Salvini si dice soddisfatto: «Abbiamo approvato un documento in 67 punti con un passaggio molto importante sulla transizione ecologica che il G7 conferma, però priva di ideologia, improntata al buon senso, tant'è
che si parla di neutralità tecnologica. E si citano i carburanti alternativi. Dobbiamo lasciare uno spazio al motore a combustione interna - è la conclusione - altrimenti di qui a pochi anni sarà il suicidio economico».*
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