Quei gesti sacri di Salvini: perché ha scelto il rosario

Salvini risponde a Padre Sorge che ha dichiarato che l’Italia "non è più cristiana perché è leghista". E spiega: "Dietro quel Rosario sventolato ci sono dei valori, una cultura, una identità, una tradizione"

Quei gesti sacri di Salvini: perché ha scelto il rosario

La Lega, attraverso il suo leader Matteo Salvini, sembra decisa a portare avanti, sempre più, una battaglia culturale per avvicinare dalla sua parte i fedeli meno progressisti della Chiesa Cattolica italiana. La sfida sarà lanciata in particolare a quegli alti prelati e teologi progressisti che, radicati su ideologie piuttosto che su principi etici e morali, hanno attaccato e, nonostante la loro débâcle ideologica, presumibilmente continueranno ad attaccare personalmente Salvini e i leghisti.

L’ultima stoccata Salvini l’ha lanciata nella tarda serata di martedì 28 maggio intervistato da Nicola Porro durante uno speciale di Quarta Repubblica. Rispondendo stizzito, senza citare il nome, a quel prete che aveva dichiarato che l’Italia "non è più cristiana perché è leghista", il vice presidente del Consiglio ha replicato: "Ma che problemi ha!", spiegando, poco dopo, che "dietro quel Rosario sventolato ci sono dei valori, una cultura, una identità, una tradizione".

Il riferimento, neanche tanto velato, è relativo a quanto è stato detto da Padre Bartolomeo Sorge, l’ex direttore de La Civiltà Cattolica e dell'Istituto di formazione politica "Pedro Arrupe" di Palermo che, su Twitter, ha scritto che "L’Italia è leghista, non più cristiana. Il leghista dice: ‘prima gli italiani’; il Cristiano: ‘prima gli scartati’. Né basta baciare in pubblico Gesù; l’ha già fatto anche Giuda". Un altro gesuita, il politologo della Civiltà Cattolica padre Francesco Occhetta, a Tv2000 aveva dichiarato che l’uso di simboli religiosi durante i comizi elettorali e dopo l'esito elettorale rappresenterebbe "una dimensione sacrale legata al politeismo", ad una "dimensione sociologica della religione ma non alla fede".

Come è noto, Salvini è stato lungamente attaccato per i suoi gesti religiosi durante le ultime due campagne elettorali, ma questi gesti, come è facile comprendere, non sono stati improvvisati ma meditati. Già durante la chiusura della campagna elettorale per le scorse elezioni politiche, il 24 febbraio del 2018, Matteo Salvini aveva mostrato in pubblico una catena del Rosario, che gli era stata donata da un sacerdote anti-tratta, e aveva giurato sul Vangelo dicendo: "giuro di essere fedele al mio popolo, ai sessanta milioni di italiani, di servirvi con onestà e con coraggio, giuro di applicare davvero quanto previsto dalla Costituzione Italiana da alcuni ignorata, e giuro di farlo rispettando gli insegnamenti contenuti in questo Sacro Vangelo".

Lo scorso 18 maggio Salvini ha ripetuto il gesto religioso, sempre davanti la Madonnina, stavolta affidando l’Italia e i giovani in particolare, al Cuore Immacolato di Maria, dicendo: "Affido l'Italia, la mia e la vostra vita al Cuore Immacolato di Maria, che sono sicuro ci porterà alla vittoria".

Gesti improvvisati? Niente affatto! Come ha scritto l'esperto di cose vaticane Giacomo Galeazzi sul quotidiano La Stampa del 28 maggio, "i gesti e le parole del ministro dell'Interno sono dei segnali precisi per un mondo che vuole vedere più tutelati i suoi valori".

L'elettorato cattolico, soprattutto in Piemonte, Lombardia e Veneto, si è riversato verso la Lega e, nonostante le parole dei cardinali Bassetti e Parolin, dello spin doctor vaticano, un altro gesuita, il padre Antonio Spadaro, del fondatore del Monastero di Bose, il ragioniere Enzo Bianchi, nonostante gli articoli dei seguaci della scuola di Bologna o del quotidiano dei vescovi Avvenire, nonostante le proteste di qualche convento ideologizzato, i cattolici italiani hanno contribuito sicuramente al raddoppio, nel giro di un solo anno, dei consensi della Lega.

Galeazzi ha individuato in sequenza, tra le caratteristiche dell'opa di Salvini su una parte dei voti dei cattolici, la rivendicazione delle radici giudaico-cristiane eliminate dalla Costituzione europea, l'affidamento dell'Italia e dell'Europa al Cuore Immacolato di Maria, il bacio al Rosario, le promesse, già espresse a marzo a Verona, durante il Congresso mondiale delle famiglie, di difendere la vita e contrastare l’utero in affitto, le scuse per i fischi a Papa Francesco durante il comizio in piazza Duomo (e da Porro Salvini ha aggiunto: "Sarebbe per me motivo di assoluto orgoglio incontrare Papa Francesco. Lo dico da umile cristiano").

Adesso è prevedibile che Salvini, leader di un partito votato da un italiano su tre, non potrà che cercare il dialogo con la Chiesa, in particolare la Cei e la Santa Sede, perché per governare l'Italia nessun politico può prescindere da buoni rapporti di vicinato con il Vaticano e l'episcopato italiano. Per questo motivo è prevedibile che Salvini cercherà prossimamente di frenare gli slanci del Movimento 5 Stelle (a cominciare dalle norme che presto saranno approvate sulle disposizioni anticipate di trattamento) e modificherà una sua proposta, molto osteggiata dai cattolici, quella relativa alla riapertura delle case chiuse, perché per i cristiani la donna è sacra e non può essere considerata una merce.

È altrettanto probabile che anche una parte della gerarchia ecclesiale modificherà certe espressioni e certi atteggiamenti e, in Vaticano, ed è noto in tutto il mondo, si formano diplomatici di grandissimo livello. Diplomatici che non potranno più ignorare il "capitano" leghista che, dopo le elezioni europee ha almeno conquistato il grado di "colonnello".

Se è certo che Salvini non modificherà di una virgola la sua posizione sulla immigrazione clandestina, molto probabilmente si mostrerà sempre più vicino, sostenuto dal ministro cattolico della famiglia Lorenzo Fontana, alle posizioni etiche

cattoliche contro l’aborto, l’eutanasia, l’ideologia gender. Insomma a quei principi non negoziabili varie volte rilanciati dal Papa emerito Benedetto XVI.

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