Salvini parla da premier e sfida già la Ue sul debito

Il leghista giura fedeltà al contratto gialloverde ma scalza Conte: "Se ci chiedono tagli dirò no"

Salvini parla da premier e sfida già la Ue sul debito

«Al governo non cambia niente», in realtà è cambiato tutto. Salvini parla già da premier di un esecutivo non più gialloverde ma verdegiallo, la figura di Conte come arbitro senza voti in quota M5s svanisce ancora di più, di fatto è Conte il vicepremier di Salvini. Il messaggio del capo leghista ai grillini e al professore è chiaro: non voglio far saltare il tavolo per andare all'incasso con elezioni anticipate, ma d'ora in avanti si fa come dico io, basta rinvii, sgambetti e veti. Il «cronoprogramma» delle priorità da portare in consiglio dei ministri «è pronto», dice. Sono ovviamente quelle che vuole Salvini ma che il M5s ha finora stoppato: la flat tax, l'autonomia delle tre regioni del nord, il decreto sicurezza bis (che i grillini vedono come un'esautorazione di Toninelli), la riforma della giustizia (un tabù per i manettari M5s), lo sblocco dei cantieri a partire dalla Tav da sempre invisa a Di Maio e soci. Se prima ci poteva stare il braccio di ferro, dopo il ko elettorale e con la Lega che doppia il M5s, non più. Di Maio dice che farà «argine» al tentativo della Lega di imporre l'agenda? Salvini per tutta risposta lo sfotte: «Se si sente argine io rispetto questo stato emotivo... A me basta che il fiume vada nella direzione concordata». Anche sulla flat tax che i Cinque Stelle vogliono sterilizzare in più aliquote, il ministro leghista parla da nuovo dominus della maggioranza: «Serve lavoro, lavoro, lavoro e il lavoro passa da una riduzione delle tasse. La manovra economica di autunno sarà improntata al taglio elle tasse. Presenteremo un progetto al presidente del Consiglio e a Di Maio. I prossimi saranno i mesi del coraggio e della crescita e (frecciata al ministro dell'Economia, ndr) di eccesso di prudenza l'Italia ha rischiato di spegnersi». A mo' di vendetta contro i grillini Salvini dice che al tavolo per scrivere la riforma fiscale ci sarà anche Armando Siri, l'ex sottosegretario fatto dimettere dal M5s. «È stato vittima di un linciaggio. I processi su pubblica piazza non sono degni di un Paese civile». Altra bastonata agli alleati.

La Lega si dice pronta anche ad una manovra economica in deficit per finanziare il taglio drastico delle tasse. Ma pure questo è un tema di scontro con Di Maio che aveva bollato come «sparate irresponsabili» gli annunci leghisti di sforare il 3% deficit/Pil. Il tema sarà ancora più bollente nei prossimi giorni, quando arriverà l'annunciata lettera di richiamo della Commissione Ue sul debito pubblico. La linea che terrà il governo la annuncia il nuovo «premier» Salvini: «La Ue deve prendere atto che i popoli hanno votato in modo chiaro ed evidente contro l'austerità, la precarietà, la disoccupazione, per rivedere i vecchi parametri». Conte, Tria, Di Maio prendano nota.

Salvini però nega di voler riscrivere il contratto di governo o di pensare a rimpasti, «basta che venga fatto bene e in fretta quanto scritto nel contratto, i tentennamenti devono essere acqua passata». La foto di Renzi resta, come monito, sulla sua scrivania: «Piedi per terra, un mio omonimo ha preso il 40% poi ha perso contatto con la realtà». In effetti il capo leghista ha tutto l'interesse a mantenere lo status quo.

Da quando è al governo con il M5s ha raddoppiato i suoi voti, si ritrova a comandare con un alleato debolissimo, con in più il vantaggio che se i Cinque Stelle si metteranno di traverso potrà rompere e andare al voto, asfaltandoli. Al governo non ha più competitor, il vero ostacolo sarà far quadrare i conti di tutte le promesse nella manovra d'autunno.

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