Saman e il no alle nozze. Riunione in famiglia su come "farla a pezzi"

Lo zio disse: "La butto là". I giudici: "Movente radicato nella religione e nella tradizione"

Saman e il no alle nozze. Riunione in famiglia su come "farla a pezzi"

Il pomeriggio del 30 aprile nella casa degli Abbas, a Novellara, si tenne un incontro per pianificare nei dettagli la morte di Saman.

Nella riunione, a cui avrebbe partecipato lo zio Danish Hasnain e un altro parente, si parlò di come smembrare e far sparire il corpo della ragazza, «colpevole» di rifiutare il matrimonio combinato in Pakistan dalla famiglia. Questi dettagli agghiaccianti emergono dall'incidente probatorio del fratello 16enne della ragazza sparita ormai quattro mesi fa e riassumono il progetto di annientare la volontà di Saman uccidendola. Riferendosi a un partecipante alla riunione, il minore racconta: «Ha detto: io faccio piccoli pezzi e se volete porto anch'io a Guastalla, buttiamo là, perché così non va bene». La testimonianza compare nell'ordinanza del tribunale del Riesame di Bologna, che ha reso note le motivazioni con cui ha rigettato il ricorso presentato da Ikram Ijaz, il cugino della vittima, unico arrestato tra i cinque indagati per omicidio premeditato, sequestro di persona e occultamento di cadavere. È certo che il 28enne partecipò alla fase preparatoria dell'omicidio, scavando la buca il 29 aprile. Poi la sera tra il 30 e il primo maggio si presentò a casa degli Abbas con l'altro cugino, Nomanhulaq Nomanhulaq, e con lo zio Danish Hasnain, l'autore del delitto.

«L'ipotesi più probabile e qualificata è che i due cugini abbiano anche partecipato alla materiale esecuzione dell'omicidio, dando man forte a Danish Hasnain - spiegano i giudici nell'ordinanza -. Il movente dell'omicidio dopo essersi opposta a un matrimonio combinato, affonda in una temibile sinergia tra i precetti religiosi e i dettami della tradizione locali (che arrivano a vincolare i membri del clan ad una rozza, cieca e assolutamente acritica osservanza pure della direttiva del femminicidio)».

Secondo il Riesame contro Ijaz c'è un altro elemento «di fortissima valenza indiziaria» e cioè «la subitanea fuga all'estero del 6 maggio» che si è conclusa con l'arresto del sospettato in Francia. Una «fuga priva di qualsiasi spiegazione», secondo il Riesame, che sottolinea come non è rilevante se a fuggire per primo verso Ventimiglia sia stato Danish e Ijaz e Nomanhulaq l'abbiano raggiunto successivamente. Anzi, questo avvalorerebbe ulteriormente «una situazione di complicità tra i tre». I giudici sottolineano infine che non è dato comprendere perché, se innocente, Ikram avesse rinunciato improvvisamente e senza contropartita a un impiego regolarmente retribuito, per di più senza avvertire il datore di lavoro. E come spiegare la sua presenza nel video del 29 aprile insieme agli altri due con in mano pale e piede di porco?

«Infine non è emerso il benché minimo senso di commozione per la terribile sorte della povera giovane che pure è una sua parente - recita ancora l'ordinanza - il benché minimo rimprovero per chi un tale gesto ha compiuto, né il minimo dubbio sulla

correttezza etica di quei dettami della tradizione in ossequio ai quali l'omicidio è stato commesso».

Pertanto l'indagato resta in carcere, mentre è caccia aperta ai genitori, allo zio e all'altro cugino di Saman ancora latitanti.

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