Saman, prima udienza senza genitori. Lo zio attacca il fratello e il fidanzato

Stralciata la posizione del padre, ancora latitante la madre. Venti associazioni parti civili: "Mai più un caso del genere"

Saman, prima udienza senza genitori. Lo zio attacca il fratello e il fidanzato

Fuori dal Tribunale di Reggio Emilia attivisti e associazioni si danno appuntamento di prima mattina per onorare la memoria di Saman e chiedere giustizia per la 18enne di origini pachistane uccisa dai familiari a Novellara nel maggio del 2021 per essersi opposta ad un matrimonio combinato. Dentro, sul banco degli imputati per la prima udienza del processo, ci sono tre dei cinque imputati: lo zio Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Numanhulaq Numanhulaq.

Il padre Shabbar Abbas e la madre Nazia Shaheen, accusati di concorso in omicidio, sono scappati in Pakistan subito dopo la morte della figlia e sono rimasti a lungo latitanti. A novembre Abbas è stato arrestato ed è al centro di una complessa vicenda di estradizione, mentre la madre è l'unica a non essere stata ancora rintracciata. Ieri è stata disposto lo stralcio della posizione del padre e l'udienza è stata rinviata al 17 febbraio per valutare la possibilità di un collegamento in videoconferenza con il Pakistan. Dopo il procedimento potrà essere riunito a quello principale, aggiornato al 15 febbraio per dare alle difese la possibilità di replicare alle costituzioni di parte civile avanzate da oltre una ventina di associazioni. Realtà varie che si battono affinché quello che è accaduto a Saman non si ripeta mai più.

Per il legale dello zio della ragazza, Liborio Cataliotti, quella dello stralcio era una via obbligata perché l'imputato va messo nella condizione di poter partecipare al processo. «Come? Preferibilmente estradandolo. Opzione B: non viene estradato ma nel suo Paese viene liberato, dopodiché diventerà una scelta presenziare o meno. Terminato l'uno o l'altro percorso, verrà riunita di nuovo la sua posizione», conclude il legale. In aula non c'è il fratello di Saman, che è ancora minorenne ed è considerato una figura chiave del processo. Le sue dichiarazioni, cristallizzate in un incidente probatorio, accusano lo zio di essere l'autore materiale dell'omicidio. Accuse che la difesa non ritiene credibili. «Sono smentite dai filmati di quella notte», dice l'avvocato Cataliotti. «Hasnain non è rientrato nella casa di Abbas quella notte - spiega il penalista - mi sono guardato ore di filmati, esiste l'immagine precisa in cui entra in quell'abitazione ed è della mattina successiva, è facilmente riconoscibile». A metà novembre era stato lo zio a dare le indicazioni per far ritrovare il corpo della 18enne. Assente anche il fidanzato della vittima, Saqib Ayub. «È provato, non se la sentiva di affrontare il processo ben sapendo che poteva incontrare anche fisicamente le persone che ad oggi sembra abbiano tolto la vita alla povera Saman», sostiene l'avvocato Claudio Falleti.

Ieri il legale ha presentato la costituzione di parte civile «per avere giustizia e partecipare tutti insieme a questo percorso con le altre parti civili, perché serva da monito e da segnale proprio per questi efferati crimini nei confronti delle vittime di matrimoni forzati e di violenza in generale».

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